In Val di Sole col Napoli nel cuore: Dimaro 2014
Questo post ha un taglio diverso rispetto agli atri: una volta tanto metto un momento da parte il racconto di fatti che possono essere ricondotti alla "cronaca", e voglio raccontarvi una storia decisamente più personale.
Protagonisti due tifosi del Napoli, amici di vecchia data, l'uno alla sua scrivania a preparare anatomia, l'altro a casa sua, a Milano, a godersi una serata di relax dopo una lunga di giornata di lavoro nel capoluogo lombardo.
Da qui parte questa storia: ore 22:30, stanchissimo sto chiudendo i libri, cercando ancora di ricordare il decorso dei seni venosi della dura madre (brutta storia questa, fate finta che non ve ne abbia mai accennato), quando arriva una notifica su Facebook. Un messaggio di poche parole: "Allora? Che ne dici di Dimaro?"
Dimaro è un piccolo paesino della Val di Sole, in provincia di Trento. Un posto davvero molto bello, col quale la natura è stata molto generosa: si trova in posizione strategica nella valle, incuneato fra i torrenti Meledrio e Noce, circondato dai monti del gruppo delle Dolomiti di Brenta, dell'Adamello, della Presanella e del gruppo Ortles-Cevedale; collegata perfettamente sia alle vicine stazioni sciistiche di Campo Carlo Magno e Madonna di Campiglio, fra sia al parco naturale dell'Adamello-Brenta.
Davvero un bel posto, ma in pochi, purtroppo, lo conoscevano. Almeno fino al 2011, quando il paese ha cominciato a essere sede fissa dei ritiri pre-campionato del Napoli. Dal 2011, ogni anno il paese osserva questa simpatica invasione di tifosi, provenienti da tutta Italia, per seguire da vicino gli allenamenti dei loro beniamini, per sbirciare con curiosità le novità rispetto al precedente campionato e, perché no, per sognare in grande in vista della stagione calcistica che verrà.
La proposta del mio amico, uno di quelli che, se lo graffiate, sanguina azzurro (come il sottoscritto, d'altronde), non poteva lasciarmi indifferente. Il tempo di organizzarci, trovare un posto dove dormire, e sulla grande giostra di Dimaro 2014 saremmo saliti anche noi.
SECONDA TAPPA: FINALMENTE DIMARO. Sveglia ore 05:00, si diceva, ma non è che poi quella notte si è dormito granché: troppa l'euforia e l'eccitazione per ciò che ci aspettava! Gran parte del tempo è andato via a immaginarci allo stadio, a chiederci chissà quali tattiche spiegherà Benitez alla squadra, chissà a chi dei nostri strapperemo una foto o un autografo. E poi saremmo stati presenti proprio alla presentazione in piazza della squadra ai tifosi...
Quindi, appena svegli, col sole non ancora sorto del tutto all'orizzonte, pronti via e subito in pullman per raggiungere la stazione, dove c'era il treno col quale avremmo continuato il nostro viaggio: direzione Verona.
Prima di salire a bordo, la fortuna ci arride: un hostess di Trenitalia ci regala due buoni da spendere per la colazione. E poco importa se avevamo già preso un caffè per svegliarci: siamo pur sempre napoletani, o sbaglio? Quindi a un caffè non diciamo certamente di no!
Il viaggio prosegue quindi, ancora lungo, fino a raggiungere la città scaligera: un breve passaggio, sempre all'interno della stazione, perché a pochi minuti dal nostro arrivo c'è in partenza il treno che ci porterà a Trento. Il viaggio è certo lungo, e non poco stancante. Ma manca poco! E poi, ormai lo avrete capito, il ritornello è sempre lo stesso: #Napolilofaccioperte!
Una volta arrivati a Monclassico, paesino vicino a Dimaro, dove abbiamo trovato un bed and breakfast che ci avrebbe ospitati (dico questo giusto per capirci: al momento della nostra decisione di partire alla volta del ritiro azzurro ogni albergo di Dimaro era già occupato!), tutto comincia a prendere un ritmo diverso: non andiamo più di corsa, ma sembra che tutto ciò che ci circondi sia in slow-motion, tutto è più calmo, più lento, più disponibile a farsi vedere e conoscere. L'ideale per i visitatori, non solo per i tifosi, che raggiungono quel paese. Visitatori che, prima ancora che tifosi, sono lavoratori e studenti che hanno un certo bisogno di tranquillità, dopo un anno frenetico nella loro città.
Ma torniamo all'azzurro, il vero motivo per cui il sottoscritto ha fatto complessivamente, contando le varie tappe Napoli-Milano-Verona-Trento-Monclassico, 15 ore di viaggio (ma che fa? #Napolilofaccioperte!). E l'azzurro non tarda a venire: tutto è azzurro a Dimaro, azzurro è il colore preminente del paese, che quasi supera il verde naturale che ricopre queste montagne. Ce ne accorgiamo tantissimo io e il mio amico, mentre facciamo in bici (gentilmente offerteci dal titolare del B&B dove alloggiavamo, un amico trovato quasi per caso su fra quelle montagne) i 15 minuti in salita che ci separavano dal centro sportivo di Dimaro, dove si tenevano gli allenamenti.
Da lì in poi è stato tutto come immaginavamo, anzi meglio: tanto divertimento, tante risate con gli altri componenti della carovana azzurra, alcuni davvero pittoreschi, altri invece con la luce negli occhi di chi solo in quelle e poche altre rare occasioni può vedere da vicino i suoi beniamini: i tanti tifosi azzurri che però vivono nel nord Italia, lontani da Napoli, dal San Paolo, dal vivere quotidianamente le vicende della squadra azzurra come si fa nella nostra città e nella provincia, dove tutto parla di Napoli. Anche se lì anche chi era a "stecchetto" di passione azzurra si è potuto concedere una lauta abbuffata: tutte le piazze, le strade, i bar, i ristoranti di Dimaro erano inesorabilmente azzurri: azzurri di tifosi, azzurri come forse nemmeno al San Paolo ne ho visto tanto, visto che tutti, a qualsiasi ora del giorno e della notte, vestivano le maglie azzurre della nostra squadra del cuore. E in quell'azzurro tutti erano coinvolti, al punto tale che era quasi impossibile riconoscere un indigeno in questa marea sconfinata di tifosi.
Poi finalmente loro, i nostri beniamini: perché sì, è vero, tutto questo è molto bello, ma senza di loro non si balla. E quindi finalmente stadio, finalmente Napoli, finalmente i nostri idoli. Ne manca qualcuno che è ancora reduce delle recenti fatiche mondiali, ce n'è qualcuno che sapevamo essere solo di passaggio in maglia azzurra fra un prestito e un altro, e due sole facce nuove: Kalidou Koulibaly (in assoluto il calciatore che più mi ha colpito fra quelli che ho visto allenarsi al ritiro, tanto che proprio in quei giorni maturai l'idea di prenderlo nella mia squadra al fantacalcio, proprio per dire che avrei voluto seguirlo per bene, ancor più da vicino) e Miguel Perez Cuesta, meglio noto come Michu.
Ricordo ancora tutto: il casino che si faceva per sostenere i giocatori; il boato ogni volta che Benitez scendeva in campo, un trattamento che ho visto riservare a tanti calciatori, ma a pochi allenatori, perché la vera star, in attesa di Higuain e Mertens, era lui; la spaccatura fra noi tifosi nei riguardi di Insigne: fenomeno o scarsone? Fischi o applausi per lui? (mai avuto dubbi al riguardo, personalmente parlando); e il come una prodezza balistica di Callejon fosse invece capace di mettere sempre e comunque tutti d'accordo; la ressa per gli autografi sulle magliette e per le foto; la possibilità di toccare la Coppa Italia vinta il maggio precedente...





E poi le attese, quelle che fanno crescere l'acquolina in bocca, quelle che ti fanno pregustare quello che poi sarà, quelle che nei momenti in cui non c'è allenamento ti facevano affollare le piazze di Dimaro dove giornalisti al seguito del Napoli tenevano collegamenti TV dai quali poter attingere le novità di mercato (anche se poi il motivo di interesse era anche Marika =D). Insomma, il vero sale di un ritiro precampionato, nel quale se non sei disposto a sognare e a goderti l'attesa di ciò che sarà la stagione seguente, allora non lo vivrai mai pienamente.
EPILOGO: Purtroppo, come tutte le cose belle (e per fortuna anche quelle brutte, ci mancherebbe), anche i nostri giorni a Dimaro si sono conclusi, e arriva il triste momento della partenza. Di certo però questa esperienza non mi ha lasciato indifferente: Dimaro va ad arricchire quel bagaglio di ricordi che porterò con me sempre, oltre che ad aggiungersi a quelle cose (e credetemi, sono più di quante ne sia in grado di ricordare) che vanno ad ascriversi al tormentone di questo articolo: #Napolilofaccioperte!
Oltretutto Dimaro mi ha ricordato come il calcio possa unire tante persone diverse, che mai si sono viste prima, con idee e pensieri certamente contrastanti, ma che grazie al calcio sono in grado di gioire insieme in un unico abbraccio, di ridere insieme a battute spiritose fatte (oltre che per distrarsi durante la lunga attesa per l'uscita dei calciatori dagli spogliatoi per qualche foto o autografo coi tifosi) per fare ironia e alleggerire un po' l'atmosfera che a volte si fa troppo pesante attorno a quello che, spesso lo dimentichiamo, originariamente è un gioco.
Inoltre, abbiamo scoperto entrambi un posto davvero meraviglioso, anche se ha una bellezza assolutamente agli antipodi rispetto alla nostra amatissima Napoli, che vale la pena conoscere e vedere, anzi a non farlo ci perdereste davvero qualcosa di bello, e pieno di persone disponibilissime (come non ricordare A., il titolare del B&B dove alloggiavamo, davvero un angelo custode per noi, sempre paziente nell'indirizzarci attraverso il paese e a metterci a disposizione tutto, che siano le bici o una stampante o gli orari dei treni per il ritorno a Trento).
Infine, last but not least come direbbero gli inglesi, ho ancora di più conosciuto un vecchio amico. E' strano come in un'amicizia, anche abbastanza lunga, ci sia sempre qualcosa di nuovo da apprendere dall'altro, e come questo fatto sia occasione per entrambi di arricchimento continuo: ad maiora amico!
E con questo voglio concludere questo mio diario di viaggio attraverso il ritiro a Dimaro. Ma prima, essendo stati in Trentino, quindi al confine con l'Austria e il mondo a influenza tedesca, una fresca e dissetante birra è addirittura d'obbligo! Alla nostra, a tutti i tifosi azzurri, e al nostro magico Napoli!
Protagonisti due tifosi del Napoli, amici di vecchia data, l'uno alla sua scrivania a preparare anatomia, l'altro a casa sua, a Milano, a godersi una serata di relax dopo una lunga di giornata di lavoro nel capoluogo lombardo.
Da qui parte questa storia: ore 22:30, stanchissimo sto chiudendo i libri, cercando ancora di ricordare il decorso dei seni venosi della dura madre (brutta storia questa, fate finta che non ve ne abbia mai accennato), quando arriva una notifica su Facebook. Un messaggio di poche parole: "Allora? Che ne dici di Dimaro?"
Dimaro è un piccolo paesino della Val di Sole, in provincia di Trento. Un posto davvero molto bello, col quale la natura è stata molto generosa: si trova in posizione strategica nella valle, incuneato fra i torrenti Meledrio e Noce, circondato dai monti del gruppo delle Dolomiti di Brenta, dell'Adamello, della Presanella e del gruppo Ortles-Cevedale; collegata perfettamente sia alle vicine stazioni sciistiche di Campo Carlo Magno e Madonna di Campiglio, fra sia al parco naturale dell'Adamello-Brenta.
Davvero un bel posto, ma in pochi, purtroppo, lo conoscevano. Almeno fino al 2011, quando il paese ha cominciato a essere sede fissa dei ritiri pre-campionato del Napoli. Dal 2011, ogni anno il paese osserva questa simpatica invasione di tifosi, provenienti da tutta Italia, per seguire da vicino gli allenamenti dei loro beniamini, per sbirciare con curiosità le novità rispetto al precedente campionato e, perché no, per sognare in grande in vista della stagione calcistica che verrà.
La proposta del mio amico, uno di quelli che, se lo graffiate, sanguina azzurro (come il sottoscritto, d'altronde), non poteva lasciarmi indifferente. Il tempo di organizzarci, trovare un posto dove dormire, e sulla grande giostra di Dimaro 2014 saremmo saliti anche noi.
E così, eccomi attraversare, in una calda giornata di Luglio, quasi tutto lo stivale, da Napoli Centrale fino a Milano Centrale. Un viaggio lungo nove ore di Intercity, ma con un buon libro e il Corriere dello sport, il tempo trascorre velocemente: Napoli, lo faccio per te!
PRIMA TAPPA: MILANO. Qui entra in scena anche l'altro viaggiatore, il padre di questa spedizione in Trentino. Un rapido giro per Milano, una cena in un piccolo angolo di Napoli nel capoluogo meneghino (eh sì, ovunque ti trovi, a una pizza fatta bene non puoi mai dire di no!) e poi nanna presto: domani sveglia alle 05:00, direzione Dimaro, col solito motto che ormai è quasi un hashtag: #Napolilofaccioperte!SECONDA TAPPA: FINALMENTE DIMARO. Sveglia ore 05:00, si diceva, ma non è che poi quella notte si è dormito granché: troppa l'euforia e l'eccitazione per ciò che ci aspettava! Gran parte del tempo è andato via a immaginarci allo stadio, a chiederci chissà quali tattiche spiegherà Benitez alla squadra, chissà a chi dei nostri strapperemo una foto o un autografo. E poi saremmo stati presenti proprio alla presentazione in piazza della squadra ai tifosi...
Quindi, appena svegli, col sole non ancora sorto del tutto all'orizzonte, pronti via e subito in pullman per raggiungere la stazione, dove c'era il treno col quale avremmo continuato il nostro viaggio: direzione Verona.
Prima di salire a bordo, la fortuna ci arride: un hostess di Trenitalia ci regala due buoni da spendere per la colazione. E poco importa se avevamo già preso un caffè per svegliarci: siamo pur sempre napoletani, o sbaglio? Quindi a un caffè non diciamo certamente di no!
Il viaggio prosegue quindi, ancora lungo, fino a raggiungere la città scaligera: un breve passaggio, sempre all'interno della stazione, perché a pochi minuti dal nostro arrivo c'è in partenza il treno che ci porterà a Trento. Il viaggio è certo lungo, e non poco stancante. Ma manca poco! E poi, ormai lo avrete capito, il ritornello è sempre lo stesso: #Napolilofaccioperte!
Una volta arrivati a Monclassico, paesino vicino a Dimaro, dove abbiamo trovato un bed and breakfast che ci avrebbe ospitati (dico questo giusto per capirci: al momento della nostra decisione di partire alla volta del ritiro azzurro ogni albergo di Dimaro era già occupato!), tutto comincia a prendere un ritmo diverso: non andiamo più di corsa, ma sembra che tutto ciò che ci circondi sia in slow-motion, tutto è più calmo, più lento, più disponibile a farsi vedere e conoscere. L'ideale per i visitatori, non solo per i tifosi, che raggiungono quel paese. Visitatori che, prima ancora che tifosi, sono lavoratori e studenti che hanno un certo bisogno di tranquillità, dopo un anno frenetico nella loro città.
Ma torniamo all'azzurro, il vero motivo per cui il sottoscritto ha fatto complessivamente, contando le varie tappe Napoli-Milano-Verona-Trento-Monclassico, 15 ore di viaggio (ma che fa? #Napolilofaccioperte!). E l'azzurro non tarda a venire: tutto è azzurro a Dimaro, azzurro è il colore preminente del paese, che quasi supera il verde naturale che ricopre queste montagne. Ce ne accorgiamo tantissimo io e il mio amico, mentre facciamo in bici (gentilmente offerteci dal titolare del B&B dove alloggiavamo, un amico trovato quasi per caso su fra quelle montagne) i 15 minuti in salita che ci separavano dal centro sportivo di Dimaro, dove si tenevano gli allenamenti.
Da lì in poi è stato tutto come immaginavamo, anzi meglio: tanto divertimento, tante risate con gli altri componenti della carovana azzurra, alcuni davvero pittoreschi, altri invece con la luce negli occhi di chi solo in quelle e poche altre rare occasioni può vedere da vicino i suoi beniamini: i tanti tifosi azzurri che però vivono nel nord Italia, lontani da Napoli, dal San Paolo, dal vivere quotidianamente le vicende della squadra azzurra come si fa nella nostra città e nella provincia, dove tutto parla di Napoli. Anche se lì anche chi era a "stecchetto" di passione azzurra si è potuto concedere una lauta abbuffata: tutte le piazze, le strade, i bar, i ristoranti di Dimaro erano inesorabilmente azzurri: azzurri di tifosi, azzurri come forse nemmeno al San Paolo ne ho visto tanto, visto che tutti, a qualsiasi ora del giorno e della notte, vestivano le maglie azzurre della nostra squadra del cuore. E in quell'azzurro tutti erano coinvolti, al punto tale che era quasi impossibile riconoscere un indigeno in questa marea sconfinata di tifosi.
Poi finalmente loro, i nostri beniamini: perché sì, è vero, tutto questo è molto bello, ma senza di loro non si balla. E quindi finalmente stadio, finalmente Napoli, finalmente i nostri idoli. Ne manca qualcuno che è ancora reduce delle recenti fatiche mondiali, ce n'è qualcuno che sapevamo essere solo di passaggio in maglia azzurra fra un prestito e un altro, e due sole facce nuove: Kalidou Koulibaly (in assoluto il calciatore che più mi ha colpito fra quelli che ho visto allenarsi al ritiro, tanto che proprio in quei giorni maturai l'idea di prenderlo nella mia squadra al fantacalcio, proprio per dire che avrei voluto seguirlo per bene, ancor più da vicino) e Miguel Perez Cuesta, meglio noto come Michu.
Ricordo ancora tutto: il casino che si faceva per sostenere i giocatori; il boato ogni volta che Benitez scendeva in campo, un trattamento che ho visto riservare a tanti calciatori, ma a pochi allenatori, perché la vera star, in attesa di Higuain e Mertens, era lui; la spaccatura fra noi tifosi nei riguardi di Insigne: fenomeno o scarsone? Fischi o applausi per lui? (mai avuto dubbi al riguardo, personalmente parlando); e il come una prodezza balistica di Callejon fosse invece capace di mettere sempre e comunque tutti d'accordo; la ressa per gli autografi sulle magliette e per le foto; la possibilità di toccare la Coppa Italia vinta il maggio precedente...





E poi le attese, quelle che fanno crescere l'acquolina in bocca, quelle che ti fanno pregustare quello che poi sarà, quelle che nei momenti in cui non c'è allenamento ti facevano affollare le piazze di Dimaro dove giornalisti al seguito del Napoli tenevano collegamenti TV dai quali poter attingere le novità di mercato (anche se poi il motivo di interesse era anche Marika =D). Insomma, il vero sale di un ritiro precampionato, nel quale se non sei disposto a sognare e a goderti l'attesa di ciò che sarà la stagione seguente, allora non lo vivrai mai pienamente.
EPILOGO: Purtroppo, come tutte le cose belle (e per fortuna anche quelle brutte, ci mancherebbe), anche i nostri giorni a Dimaro si sono conclusi, e arriva il triste momento della partenza. Di certo però questa esperienza non mi ha lasciato indifferente: Dimaro va ad arricchire quel bagaglio di ricordi che porterò con me sempre, oltre che ad aggiungersi a quelle cose (e credetemi, sono più di quante ne sia in grado di ricordare) che vanno ad ascriversi al tormentone di questo articolo: #Napolilofaccioperte!
Oltretutto Dimaro mi ha ricordato come il calcio possa unire tante persone diverse, che mai si sono viste prima, con idee e pensieri certamente contrastanti, ma che grazie al calcio sono in grado di gioire insieme in un unico abbraccio, di ridere insieme a battute spiritose fatte (oltre che per distrarsi durante la lunga attesa per l'uscita dei calciatori dagli spogliatoi per qualche foto o autografo coi tifosi) per fare ironia e alleggerire un po' l'atmosfera che a volte si fa troppo pesante attorno a quello che, spesso lo dimentichiamo, originariamente è un gioco.
Inoltre, abbiamo scoperto entrambi un posto davvero meraviglioso, anche se ha una bellezza assolutamente agli antipodi rispetto alla nostra amatissima Napoli, che vale la pena conoscere e vedere, anzi a non farlo ci perdereste davvero qualcosa di bello, e pieno di persone disponibilissime (come non ricordare A., il titolare del B&B dove alloggiavamo, davvero un angelo custode per noi, sempre paziente nell'indirizzarci attraverso il paese e a metterci a disposizione tutto, che siano le bici o una stampante o gli orari dei treni per il ritorno a Trento).
Infine, last but not least come direbbero gli inglesi, ho ancora di più conosciuto un vecchio amico. E' strano come in un'amicizia, anche abbastanza lunga, ci sia sempre qualcosa di nuovo da apprendere dall'altro, e come questo fatto sia occasione per entrambi di arricchimento continuo: ad maiora amico!
E con questo voglio concludere questo mio diario di viaggio attraverso il ritiro a Dimaro. Ma prima, essendo stati in Trentino, quindi al confine con l'Austria e il mondo a influenza tedesca, una fresca e dissetante birra è addirittura d'obbligo! Alla nostra, a tutti i tifosi azzurri, e al nostro magico Napoli!
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