12/04/2000: Il giorno di dolore che un Fenomeno ha
Potrei cominciare da questa istantanea, vivida nella mente di molti, e anche nella mia, nonostante avessi ancora 7 anni quel giorno. Una foto che abbiamo poi visto e rivisto circa mille volte, tanto da renderla una delle immagini più conosciute del calcio di inizio millennio.
Un po' me la ricordo l'aria che si respirava allora, nell'anno 2000, la porta per il III millennio, e adesso mi fa anche sorridere come, da quella data, poco o nulla di ciò che nell'ultimo secolo del millennio precedente si era immaginato dovesse succedere: mi viene in mente ad esempio L'Odissea nello spazio profetizzata da Stanley Kubrick per il 2001 (il film resta di altissimo valore però, se non lo avete visto fatelo: non rimarrete affatto delusi!); o al pericolo del Millennium bug; o alle varie "profezie" (ovviamente infondate) sull'Apocalisse e la fine del mondo in cui l'umanità si sarebbe imbattuta.
Tutto ciò non avvenne, ovviamente: ma diverse coincidenze fecero sì che l'anno 2000 passasse comunque alla storia per la serie di eventi che avvennero in quei 366 giorni. Già vi ho, inavvertitamente, citato la prima "eccezionalità": l'anno 2000, anno già di per sé speciale perché data tonda e "di passaggio", aveva l'ulteriore particolarità di essere bisestile. Inoltre dell'anno 2000 ricordiamo anche il giubileo indetto per quell'anno dal papa Giovanni Paolo II, secondo la classica cadenza venticinquennale. Neanche lo sport, e il calcio in particolare, vollero far mancare il loro "omaggio" all'anno 2000, in cui si svolsero i giochi della XXVII Olimpiade a Sydney, in Australia; i campionati europei in Belgio e Olanda, quelli che noi italiani ricordiamo molto bene per il golden gol di David Trezeguet nella finale Francia-Italia e, avvenimento storico nel suo piccolo, per la prima volta dal lontano 1991 lo scudetto sfuggì al duo Juventus e Milan, ma si diresse in direzione Roma: a vincere la fortissima Lazio di Nesta, Mihajlovic, Veron, Nedved, Simeone e Salas guidata in panchina da Sven Goran Eriksson.
Tutti eventi gioiosi a loro modo: certo per i tifosi di Juventus, Milan e Nazionale Italiana non fu proprio il massimo, ma rispetto alle catastrofi che ci aspettavano è andata di lusso. Però, a suo modo, la fine catastrofica di un qualcosa di magico il nuovo millennio la stava quasi per portare...
E qui ritorniamo alla fotografia iniziale, dopo un lungo preambolo: quella sera, il 12 aprile 2000, si giocava la finale d'andata della Coppa Italia: di fronte la solita Lazio e l'Inter. Bastano solo 8 minuti ai nerazzurri per passare in vantaggio con il gol di Seedorf, ma con caparbietà la Lazio si riebbe dal colpo subito, e prima con Nedved, poi con Simeone (proprio lui, il Cholo, grande ex della partita) completò la rimonta: 2-1.
A quel punto Lippi si gira verso la panchina: è il momento di tentare qualcosa per battere la squadra capitolina. I suoi occhi si posano su Zamorano e soprattutto su di lui, l'uomo più atteso: Luis Nazario de Lima, che tutto il mondo conosce come Ronaldo.
Ovvero, il miglior calciatore del mondo, la più fulgida fra le stelle calcistiche degli anni Novanta. Stella che comincia a brillare già giovanissima, nel 1993 al Cruzeiro. Lì a soli 16 anni e 8 mesi (è nato a Rio de Janeiro il 22/09/1976) incanta tutti: sembra quasi non ci sia differenza fra le strade sconnesse di Bento Ribeiro e il Brasileirao, il ragazzo è troppo forte, e fa valere sempre le sue eccezionali doti tecniche e atletiche, e lo straordinario senso del gol: il suo biglietto da visita per gli U.S.A., dove si sarebbe disputato il campionato del mondo 1994, era di 34 gol in altrettante partite con la squadra di Belo Horizonte.
Ma è l'Europa la sua vetrina: è il PSV ad assicurarsi le prestazioni del più giovane campione del mondo di sempre (anche se non mise mai piede in campo); poi sempre a suon di gol e trofei passa prima a Barcellona e poi all'Inter. E' il 1997, concluso con la vittoria del Pallone d'oro, all'età da record di 21 anni e 3 mesi.
Cambiano le maglie, ma lui non cambia mai: il suo modo unico di toccare il pallone con entrambi i piedi, il suo lanciarsi all'attacco, la sua abilità nel dribbling ad alta velocità (riesce a raggiungere vette di 36 km/h, praticamente un proiettile), il suo tiro di punta imprevedibile, che fa schizzare via ad altissima velocità il pallone, rendendolo imprendibile per i portieri, lo rendono uno dei calciatori più completi di sempre, una macchina da gol inafferrabile, una Ferrari con Schumacher alla guida. Vince ancora la Coppa Uefa, segnando anche un gran gol in finale contro la Lazio, mentre in Serie A è secondo dietro alla Juventus.
Ma il secolo sta volgendo alla fine, e la stella di Ronaldo, oramai una Supernova, sta per scoppiare: campionato mondiale 1998 in Francia, il Brasile e Ronaldo, come da pronostico, sono arrivati in finale da protagonisti, e il 12 luglio affrontano la Francia per conquistare la coppa.
La partita finisce 3-0 per i galletti, e Ronaldo è poco più di un fantasma che vaga senza pace per il prato dello Stade de France. Non è però del tutto colpa sua: il Fenomeno infatti non avrebbe dovuto essere della partita: nel pomeriggio infatti ebbe una crisi, probabilmente per compressione del glomo carotideo, organulo periferico deputato al controllo della pressione di ossigeno nel sangue, che regola la frequenza cardiaca. Ronaldo fu quindi preda di convulsioni che nulla hanno a che fare con l'epilessia, come credevano i compagni di squadra, e motivo per il quale fu trasferito d'urgenza nel reparto di neurologia dove, ignorando l'ECG che segnalava una frequenza cardiaca di 18 battiti al minuto, gli venne somministrato un potente sedativo che ridusse al minimo l'attività cerebrale di Ronaldo, che però doveva per forza essere in campo, in quanto uomo simbolo della Nike, sponsor ufficiale della Selecao.
Sedativo potente per davvero, dato che al ritorno in Brasile della squadra, Ronaldo a stento si regge in piedi: la sua faticosa discesa dall'aereo, quasi fosse un anziano ottantenne, diventa simbolo della disfatta brasiliana in Francia.
Fortunatamente però c'è il suo club, l'Inter, dove continua a segnare vagonate di gol: ne segna uno anche il 21 novembre 1999, a San Siro contro il Lecce, prima del fattaccio. Il suo quadricipite destro, troppo sviluppato, esercita una pressione troppo forte sull'articolazione, quindi il ginocchio è una bomba ad orologeria, che scoppia proprio quel pomeriggio: lesione del tendine rotuleo del ginocchio destro, sono necessari operazione chirurgica e lenta riabilitazione. Ma Ronaldo è forte, e ritorna a disposizione della sua squadra dopo sei mesi, giusto per la finale del 12 aprile. Il suo giorno di dolore, dopo due antipasti belli forti, è arrivato.
minuto 4:37: l'infortunio di Ronaldo
Il tendine rotuleo appena operato ha ceduto definitivamente, rompendosi del tutto. Il nuovo millennio stava ponendo fine alla carriera dell'ultimo campionissimo che il Novecento aveva regalato al calcio, la Supernova Ronaldo stava collassando in un buco nero. Una nuova difficile e dolorosa operazione al ginocchio destro, di riallaccio e di rinforzo del tendine, aspettava adesso il Fenomeno, e la speranza di tornare a giocare era davvero flebile.
Non avevamo fatto i conti con Ronaldo però, e se lo chiamavano Fenomeno non era di certo a caso: è proprio quando sta nel buco nero che raccoglie tutte le sue forze e non le spreca piangendosi addosso, ma le concentra tutte in un'idea fissa: tornare a far brillare la sua stella.
E quindi no, non è finita: nessuna fine con l'avvento del nuovo millennio, ma solo l'inizio di un'altra bellissima storia, una storia in cui non mancano altre lacrime, altre delusioni, altri acciacchi, altri momenti in cui viene da gettare la spugna, definitivamente. E' la vita, dopotutto. E "la vita è sempre forte, molto più che facile...". Non devono affatto meravigliarci il titolo mondiale 2002 conquistato da capocannoniere della rassegna iridata e il Pallone d'oro come migliore giocatore dell'anno appenda dopo il rientro, dopo quasi due anni di stop totale. Perché Ronaldo è una fenice che rinasce dalle sue ceneri, e sa che proprio "quando sembra tutto fermo" che la ruota riprende a girare vorticosamente sopra all'asse che lo ha segnato di più: quel 12 Aprile 2000, "sopra al giorno di dolore che uno ha".
PER SAPERNE DI PIU':
SITOGRAFIA IMMAGINI E VIDEO:
http://sport.sky.it/static/contentimages/original/sezioni/sport/calcio_estero/2011/02/14/ronaldo_brasile_getty.jpghttp://i.cnn.net/si/soccer/world/2002/world_cup/news/2002/07/03/ronaldo_tease/t1_ronaldo_ap-01.jpg
http://www.storiedicalcio.altervista.org/images/Ronaldo_Giappone_2002.jpg
http://www.calciatori-online.com/images/ronaldo/ronaldo-2002-fifa-world-player-pallone-oro.jpg
http://www.footballdeluxe.com/wp-content/uploads/2013/11/Ronaldo-upset-in-1998-as-France-beat-Brazil-in-the-finals-at-the-World-Cup-98-football.jpg
https://www.youtube.com/watch?v=n3-ME7oK64s
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