Il bello del calcio: I leoni di Highbury

Per quest'altro racconto de "Il bello del calcio" sono andato a scavare molto indietro nel tempo, in un periodo dove il calcio stava appena diventando, nella nostra Italia, un fenomeno di massa come lo è ai nostri giorni. Questo periodo, però, coincide con un altro momento storico della nostra nazione che, usando un eufemismo, potremmo definire non felicissimo. Questo periodo, di certo appartenente a uno dei più oscuri della nostra storia recente, ha però significato molto per il calcio: anche grazie alla presenza del regime fascista, che come tutti gli altri regimi in ogni parte del mondo e in ogni altro momento della storia, cercava in un certo senso di "farsi pubblicità" attraverso lo sport, il calcio ha assunto importanza assoluta, di cui la centralità che ancora riveste nei media sportivi e non ne è in un certo senso figlia; ed è a quel periodo che risale la nascita della Serie A come la conosciamo noi.
In un momento come questo, dove il calcio riveste una grande importanza, è quasi consequenziale la nascita di una grandissima generazione di talenti, che in campo internazionale è capace di rendere la nazionale azzurra la squadra più forte e vincente del mondo.
Agli anni '30 del secolo scorso risalgono infatti due dei quattro titoli mondiali che figurano nel palmares azzurro, oltre all'oro olimpico conquistato ai giochi svoltisi a Berlino nel 1936, in una Germania che pure stava vivendo una pagina di storia decisamente brutta. La squadra, guidata da Vittorio Pozzo, un personaggio di grande caratura, che a descriverlo solo come commissario tecnico della nazionale si rischia di sminuirne la figura, assolutamente centrale per lo sviluppo del calcio italiano, è composta da moltissimi campioni, che oggi sono quasi del tutto dimenticati dagli appassionati di calcio, essendo intercorsi ben ottanta anni fra i loro successi e i nostri tempi, ma che ancora rivivono in qualche maniera nel nostro calcio. Un esempio? Se siete tifosi di Inter o Milan, sapete bene che per assistere dal vivo alle partite della vostra squadra del cuore dovete recarvi allo stadio Giuseppe Meazza. O ancora: se vi chiedete chi sia il più grande attaccante della storia della Serie A, i numeri vi diranno in risposta, in base al numero di reti realizzare, il nome di Silvio Piola.
Silvio Piola in azione con la nazionale italiana: con 274 gol
detiene il record di reti totali realizzate in Serie A.

Giuseppe Meazza, universalmente
riconosciuto come uno dei più gran-
di calciatori italiani di ogni epoca.

Ricapitolando: una squadra fortissima e ultravincente, con grandissimi calciatori a calcare il campo e un allenatore che è più di un semplice guida tecnica; gli ingredienti per il mio post su "Il bello del calcio" ci sono tutti. Anzi no, manca ancora un elemento fondamentale: una partita memorabile. Non è certo difficile trovare una grande partita da raccontare, anzi c'è l'imbarazzo della scelta: dal doppio quarto di finale con la Spagna ai mondiali 1934 alla sfida col forte e presuntuoso Brasile quattro anni dopo, fino al trittico memorabile contro le superpotenze calcistiche europee del tempo AustriaCecoslovacchia Ungheria, valevoli per la semifinale nel 1934 e per le finali dello stesso anno e del mondiale francese del 1938. Non è però nessuna di queste la partita che più mi ha colpito, e che maggiormente è passata alla storia: questa infatti corrisponde a una semplice amichevole internazionale giocata il 14 novembre 1934 nello stadio Highbury di Londra. Ad affrontarsi, ovviamente, l'Italia campione del mondo in carica (alla prima partita dopo il vittorioso mondiale) e l'Inghilterra padrone di casa.La partita era attesissima per un motivo in particolare: il gioco del calcio proviene, come tutti sanno, proprio dall'Inghilterra, che fu la prima nazione a dotarsi di una federazione nazionale (la Football Association, risalente al 1863) e la prima in cui si giocasse una coppa nazionale (la FA Cup aprì ufficialmente i battenti nel 1871) e un campionato di calcio professionistico (nel 1888 si disputò la prima edizione di quella che adesso è la Premier League). Proprio per questa ragione, i calciatori inglesi esercitavano sui colleghi d'oltremanica un certo timore referenziale, mentre gli stessi inglesi si specchiavano, con l'altezzosità di chi ha economicamente e politicamente guidato il mondo per lunghi secoli, nella loro manifesta superiorità al punto tale da rifiutare, per anni, di prender parte al campionato mondiale di calcio organizzato dalla FIFA, poiché erano troppo forti per giocare con i comuni mortali. Un po' come se da domani gli All Blacks non giocassero più la Coppa del mondo di rugby, per intenderci. Sembra assurdo a pensarci oggi, ma allora non lo era affatto, anzi in un certo senso in molti condividevano questa scelta della nazionale d'Albione. Che però non mancava di fare delle esibizioni occasionali contro le altre squadre del continente. Potrete capire bene, quindi, quanta risonanza avesse nel mondo del calcio degli anni trenta quella sfida fra i maestri inglesi e i campioni del mondo italiani, quasi una prova del nove per questi ultimi, che in caso di sconfitta verrebbero idealmente scippati del titolo. Ancora più facile da immaginarsi anche come il regime non si fece sfuggire questa occasione, servitagli praticamente sul piatto d'argento, per enfatizzare ancor di più l'importanza di quella partitacaricandola di tanti significati per il popolo italiano, significati che col calcio non avevano proprio nulla da spartire
Il metodo di Pozzo.

Dal punto di vista squisitamente sportivo, la partita è un interessante confronto fra due filosofie di gioco molto diverse che andavano per la maggiore: da una parte gli azzurri di Pozzo, che si schierano secondo i dettami del Metodo, uno schieramento che prende anche il nome di WW in virtù del fatto che i calciatori, disponendosi in campo, formano in campo proprio queste lettere. La tattica prevede la presenza di due difensori (i terzini) arretrati, dei quali uno deputato alla marcatura del centravanti avversario, l'altro di supporto al compagno in situazioni di difficoltà; qualche metro più avanti si trovavano i mediani laterali, deputati alla marcatura delle ali, e soprattutto il centromediano (che viene definito anche con l'aggettivo metodista), baluardo che frenava i primi attacchi avversari e contemporaneamente regista che faceva ripartire le azioni offensive, che vedevano come principali attori le mezzali, che stazionavano a centrocampo, e il tridente offensivo
Il sistema di Chapman
Herbert Chapman
La tattica adottata dagli inglesi era invece diversa, e nasceva proprio in contrapposizione al metodo: infatti il metodo aveva una natura molto difensivistica che, nell'Inghilterra dei primi anni '20, portava a un esponenziale moltiplicarsi degli 0-0. La situazione a questo punto preoccupò non poco i vertici della FA, terrorizzati dal fatto che la gente si allontanava sempre più dagli stadi, ritenendo il calcio un gioco ormai noioso. Per rendere di nuovo avvincenti gli incontri, l'IFAB decise di modificare la regola del fuorigioco: infatti se precedentemente un attaccante per non considerarsi in fuorigioco doveva avere fra sé e la porta tre giocatori (portiere e due giocatori di movimento), dal 1925 entrò in vigore il fuorigioco a due (tuttora in corso di validità), quindi se fra l'attaccante e la porta si trovavano solo il portiere e un difensore, l'azione era considerata regolare e il gioco poteva proseguire. Il gol effettivamente aumentarono, ma il problema passò alle squadre e a chi le allenava: come fare adesso per assicurarsi la vittoria dei match? E' proprio in questo momento che entra in scena quello che viene considerato ancora oggi un football genius: Herbert Chapman. Chapman infatti ebbe l'idea di arretrare sulla linea dei difensori il centromediano, diventato adesso lo stopper, ovvero il guardiano del centravanti avversario, mentre i terzini si allargarono col compito di ostacolare le ali; infine le mezzali da attaccanti puri vennero arretrate di qualche metro, divenendo dei suggeritori, irrobustendo così una mediana che adesso contava solo due uomini. Chapman faceva giocare con questa tattica, che passò alla storia col nome di System o WM, la sua squadra, l'Arsenal (che guarda caso giocava, e ci giocherà fino al 2006, proprio ad Highbury), che in quegli anni dominava il calcio inglese. A testimonianza di questo dominio il fatto che ben cinque gunners erano in campo per la nazionale inglese quel 14 novembre 1934.
I cinque calciatori dell'Arsenal: Wilf Copping, Eddie Hapgood,
George Male, Ted Drake e Cliff Bastin.
Passiamo dunque alla partita: l'Inghilterra schiera Moss; Male, Hapgood, Britton, Barker, Copping, Matthews (ebbene sì, il pallone d'oro 1956 di cui già vi ho parlato in altri post era nazionale inglese già nel lontano 1934!), Browden, Drake, Bastin, Brook. L'Italia invece mette in campo nove undicesimi della squadra che batté la Cecoslovacchia a Roma: Ceresoli (al posto di Combi, che si ritirò dal calcio giocato); Monzeglio, Allemandi, Ferraris IV, Monti, Bertolini, Guaita, Serantoni (che prende il posto del centravanti Schiavio, anch'egli ritiratosi), Meazza, Ferrari, Orsi.

Neanche il tempo di iniziare, che gli inglesi già sono avanti: bastano dodici minuti ai fortissimi calciatori inglesi per portarsi in vantaggio di ben tre reti! A violare la porta azzurra ci pensa Brook con una doppietta e il centravanti Drake. Drake che si è occupato di un altro compito importante per l'inerzia del match: quello di azzoppare Luis Monti, che gioca come centromediano per gli azzurri, ed è quindi il faro della squadra, fratturandogli l'alluce. E' questo suo dolore lancinante che non gli permette di compiere una chiusura altrimenti semplice su Brook in occasione della prima marcatura inglese. Il ritmo della partita è a dir poco forsennato, e l'Inghilterra, complice anche l'acciacco subito da Monti che stoicamente continua a giocare, dilaga. E pensare che avevamo fatto capire subito di che pasta eravamo fatti, quando Ceresoli dopo un solo minuto di gioco si allunga e neutralizza un calcio di rigore al solito Brook...
Nessuno si accorse però dell'infortunio di Monti: da vero guerriero strinse i denti, fino a quando Pozzo non si rende conto che Monti non è il solito, e lo richiama negli spogliatoi. Il secondo tempo, col fardello di tre gol da rimontare e l'inferiorità numerica (non erano ammesse sostituzioni), cominciò coi peggiori auspici possibili per i dieci atleti azzurri rimasti in campo e per i tifosi in ascolto in Italia, fra cui anche il duce che veniva costantemente informato della radiocronaca di Nicolò Carosio. Al contrario, gli uomini di Pozzo scesero in campo con un cipiglio a dir poco battagliero, e cominciarono ad affrontare gli inglesi con una forza di volontà mai vista prima da parte degli avversari degli albionici. Non mancarono colpi proibiti da parte degli azzurri, che in certo senso provarono a "vendicare" il loro caduto, ma ciò che stupisce è che l'Italia assume il controllo del gioco. I risultati si vedono: emerge finalmente dalla nebbia inglese che avvolge Highbury lo smisurato talento di Peppino Meazza che prima accorcia le distanze battendo Moss con un tiro al volo, poi devia in rete di testa una punizione battuta dal capitano Ferraris, riaprendo le sorti dell'incontro. E solo un erroraccio di Mumo Orsi negò alla squadra azzurra il meritato pareggio, e salvò gli inglesi dall'umiliazione.
Finì quindi 3-2 per l'Inghilterra, che si confermò ancora una bestia nera per gli azzurri, ma non si dimostrò certo più forte di quei gladiatori italiani, che attirarono anche le simpatie del pubblico di Highbury, il quale con un segno di grande sportività tributò il doveroso applauso ai campioni del mondo. La partita più nota di una delle squadre più vincenti di sempre è, ironia della sorte, una sconfitta, ma sarà per la caratura dell'avversario, o la retorica fascista che esaltò comunque la prova vigorosa e gagliarda degli atleti italiani, o forse anche l'appassionata cronaca di un maestro nel suo mestiere del calibro di Nicolò Carosio (che racconterà le imprese degli azzurri fino al 1971!), quella sfida del novembre 1934 viene ancora oggi ricordata come una battaglia dalla quale la squadra ne uscì sconfitta solo nel risultato, ma non nell'onore, e gli undici gladiatori (sì, mettiamoci dentro anche Monti, perché giocare con un alluce fratturato soffrendo in silenzio è prova da vero combattente) che affrontarono a testa alta gli inglesi sono ancora oggi noti come i leoni di Highbury.

PER SAPERNE DI PIU':
http://www.storiedicalcio.altervista.org/sfide_ita_eng.html
http://www.storiedicalcio.altervista.org/vittorio_pozzo.html
http://ilpalloneracconta.blogspot.it/2007/07/i-leoni-di-highbury.html

SITOGRAFIA IMMAGINI E VIDEO:
http://www.storiamondiali.altervista.org/foto/1934.jpg
http://www.storiedicalcio.altervista.org/images/meazza-d524.jpg
http://it.uefa.com/MultimediaFiles/Photo/competitions/DomesticLeague/02/00/72/17/2007217_w2.jpg
http://www.storiedicalcio.altervista.org/azzurri_pozzo.html
http://m2.paperblog.com/i/124/1244348/italia-inghilterra-i-leoni-di-highbury-L-BE6cBk.jpeg
http://www.storiedicalcio.altervista.org/images/Italia_Inghilterra_1934_littoriale.jpg
http://i.res.24o.it/images2010/SoleOnLine5/_Immagini/ArticleGallery/Notizie/2013/partite-storiche-italia/01_1934-Inghilterra-Italia_olycom_672.jpg?uuid=78d1c7a8-da45-11e2-8260-5121cd87f3fa
http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/c/cf/Metodo1.png/180px-Metodo1.png
http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/f/fd/Football_Formation_-_WM.png/220px-Football_Formation_-_WM.png
http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/9/9f/Herbert_Chapman.jpg
http://www.storiedicalcio.altervista.org/images/Copping_Hapgood_Male_Drake_Bastin.jpg

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