2002: L'anno del "Neverkusen"

Butt; Sebescen, Zivkovic, Lucio, Placente; Ramelow; Schneider, Ballack, Brdaric; Basturk, Neuville.
E' l'undici titolare che Klaus Toppmoller decide di schierare la sera del 15 maggio 2002 a Glasgow, in Scozia. Quella sera non si gioca una partita normale: per la prima volta nella sua storia la squadra di Toppmoller, i tedeschi del Bayer Leverkusen - che devono il proprio nome all'omonima, e altrettanto famosa, industria farmaceutica, il cui supporto economico fu fondamentale affinché la squadra calcistica prendesse vita - sta per giocare una finale di Champions League. Gli avversari sono illustrissimi, di quelli che sono degli habitué a certi palcoscenici, il Real Madrid dei galacticos Roberto Carlos, Figo, Zidane e Raul.

Il cammino che ha portato i Werkself (soprannome dato alla squadra dai supporters rivali, che letteralmente vuol dire squadra della fabbrica) a questo storico traguardo comincia nel lontano 1996-97, quando la squadra perse all'ultima giornata il titolo tedesco a vantaggio del Bayern (solo crescendo ho capito quanto fosse fondamentale quella "n" finale nel nome della squadra di Monaco, che sta ad indicare la Baviera, quindi un senso di appartenenza geografica). Non hanno vinto, vero, ma gli uomini che facevano parte di quella squadra, ovvero NowotnyRamelowPaulo Sergio Zé Elias, fanno esperienza, e cominciano a far parlare del Leverkusen al di fuori della Nord Renania-Vestfalia, giungendo a una dimensione europea con la prima storica partecipazione alla UEFA Champions League. Alla massima competizione le aspirine (altro soprannome dato alla squadra che richiama sempre alla sua origine) parteciparono altre volte, mentre in campionato la squadra si assesta su posizioni di vertice, con altri due secondi posti, essendosi ulteriormente rinforzata: nell'estate 2001 arrivano il portiere Butt, buona elasticità fra i pali e notevole freddezza dal dischetto, visto che in carriera segnerà parecchie volte dagli undici metri, i terzini Sebescen Placente, che con Zivkovic e il giovane brasiliano Lucio vanno a formare una linea difensiva niente male; e gli attaccanti Basturk e un giovanissimo Dimitar Berbatov vanno a completare una linea offensiva già efficiente con il goleador Neuville e il vecchio e affidabile Ulf Kirsten, che cominciò la carriera a Dresda quando ancora esisteva un grosso muro di cemento a dividere in due la capitale Berlino. Nel 2001 non si intervenne sul centrocampo, che era già perfetto così: al vecchio Ramelow si sono aggiunti negli anni i vari SchneiderVranjesBrdaricZé Roberto e soprattutto colui che in quegli anni è riconosciuto all'unanimità come il calciatore più forte della GermaniaMichael Ballack.
Poco prima della semifinale mondiale del 2006 lessi, sul Corriere dello sport, che è nato sul confine con la Polonia, nella parte più orientale del Paese, il 26 settembre 1976. Un giorno prima dell'altro attesissimo protagonista del match del 4 luglio 2006, a Dortmund: Francesco Totti. Non mi sorprese, e nemmeno adesso credo sia stato un caso, che una cicogna intenditrice di calcio sia andata prima in Sassonia e poi a Porta Metronia nel giro di sole 24 ore. Ballack, come Totti alla Roma, è centrale, è l'anima della squadra, è colui il quale muove tutti i fili del gioco, quello che detta tutti i tempi della manovra, quello che letteralmente decide quando vincere le partite.
Il gol di Berbatov in Bayer Leverkusen-Liverpool
La squadra segue il suo leader tecnico, e in Champions dapprima supera i serbi della Stella Rossa Belgrado ai preliminari, poi totalizza 12 punti nel girone F, tre in meno del Barcellona, ma comunque ampiamente sufficienti per avere la meglio su Lione e Fenerbahce. Successivamente sono Arsenal e Juventus ad arrendersi ai tedeschi e al Deportivo La Coruna nella seconda fase a gironi di Champions, e infine Ballack e compagni raggiungono Glasgow dopo aver eliminato la coppia inglese Liverpool (con un 4-2 alla BayArena dopo l'1-0 patito ad Anfield contro la squadra del pallone d'oro Michael Owen) e Manchester United (a premiare le aspirine è la regola del gol in trasferta, in virtù del 2-2 dell'Old Trafford e dell'1-1 casalingo).
Un cammino dunque lungo e importante, che adesso volge al termine: solo un ultimo avversario, difficilissimo, si pone fra il Bayer Leverkusen e la coppa dalle grandi orecchie, fra la squadra tedesca e la gloria immortale.
Obbiettivi che hanno in comune con le merengues di Vicente Del Bosque, a quei tempi non ancora marchese. La sognava soprattutto il presidente Florentino Perez, che letteralmente non aveva badato a spese pur di vincere quella coppa. Le spese stavano però dando i loro frutti: due gironi eliminatori dominati contro Roma, Lokomotiv Mosca e Anderlecht prima, Panathinaikos, Sparta Praga e Porto poi, infine è di tre vittorie e un pareggio il ruolino di quarti e semifinali, mietendo due vittime illustri come Bayern Monaco e Barcellona. E quella sera del 15 maggio avevano tutta l'intenzione di sbrigare quanto prima la pratica e vincere la coppa. La squadra che Del Bosque mette in campo è temibile: Cesar Sanchez fra i pali, preferito al giovanissimo ma già titolare delle furie rosse Casillas, difesa a quattro composta da Salgado, Hierro, Helguera e Roberto Carlos; in mezzo i muscoli, i polmoni e l'intelligenza tattica di Makélélé per supportare la fantasia e la classe di Figo, Solari e Zidane, in attacco Morientes e l'idolo del Bernabeu, Raul.
Proprio a quest'ultimo, uno dei migliori bomber di sempre in campo internazionale, con numeri a dir poco lusinghieri a testimoniarlo, bastano solo otto minuti per portare in vantaggio la Casablanca, spedendo con un tocco preciso il pallone, datogli con una rimessa laterale (per meglio dire, un cross da centrocampo con le mani: ancora mi meraviglio di come sia riuscito a lanciare il pallone da lì fino al vertice dell'area di rigore con le mani) da Roberto Carlos, alle spalle di Butt, la cui reattività è così così, a voler esser buoni. Già finita la favola di questi outsider che vanno a sfidare i blasonati campioni? I tedeschi non ci stanno, e cominciano ad accelerare, finché al 13' minuto Schneider scodella su calcio di punizione dalla sinistra un pallone in mezzo, sul quale ci arriva prima di tutti il difensore brasiliano Lucio, che impatta bene e porta i suoi sul'1-1. Anche qui, un'uscita più tempestiva di Cesar avrebbe cambiato le cose...
Da lì in poi si sviluppa una bella partita, molto avvincente, con due squadre che sanno stare molto bene in campo e tentano di far propria la partita: il Bayer con un gioco organizzato, preciso, corale, il Real affidandosi principalmente alle giocate dei suoi numerosissimi e favolosi campioni. La sensazione, durante il primo tempo, è che i tempi siano maturi per entrambe le squadre affinché il gol arrivi, ma esso latita: e quando il gol è nell'aria, ma fatica ad arrivare, di solito è il colpo di genio di un'artista a muovere le cose. Ma, se questo è vero, vuol dire che sappiamo già, in fondo, di chi sarà il prossimo colpo...
Siamo al 45' del primo tempo, e la partita sta pian piano trascinandosi verso la sua interruzione per l'intervallo fra i due tempi di gioco, quando quel qualcosa che stiamo aspettando finalmente accade: poco dopo il centrocampo Roberto Carlos cede palla a Solari e attacca lo spazio, dettando la triangolazione. Il pallone di ritorno di Solari però arriva tardi, quando nel frattempo Sebescen è andato a chiudere sul tornante brasiliano, ed è impreciso e di difficile controllo. Roberto Carlos può far poco altro con quel pallone, se non toccarlo e cercare di indirizzarlo in mezzo alla meglio: il pallone si alza a campanile, e scende nei pressi del limite dell'area di rigore, dove staziona l'artista di cui parlavo prima. L'artista è un francese di origini berbere, ed è arrivato dalla Juventus proprio l'estate precedente per la cifra record di 150 miliardi di lire, e purtroppo per le aspirine quella sera ha deciso di dimostrare al mondo di valere quella somma esorbitante. Zidane, questo il nome dell'artista, aspetta qualche secondo che la palla scenda, e poi fa un qualcosa che io ancora non riesco a spiegarmi come abbia fatto solo a pensarlo, realizzando in questa maniera splendida uno dei gol più belli che abbia mai visto fare su un campo di calcio, un capolavoro che rasenta la perfezione sia nella coordinazione del corpo, sia nella potenza di tiro, sia nella precisione dell'esecuzione.
La partita, in realtà, finì lì: il Real Madrid dimostrò poi di essere troppo forte, troppo bravo nel tenere sotto controllo l'inerzia del gioco, perché i pur bravi calciatori del Leverkusen potessero preoccuparli. Sì, il Leverkusen era in campo, ma per gran parte del secondo tempo non entrò mai realmente in partita, non dando l'impressione di potersi riprendere la finale. Anzi è stato il Real ad andare più volte vicino al gol del 3-1 che, in fin dei conti, avrebbe pure meritato, se non fosse stato per un provvidenziale Butt, che addirittura è eroico quando, a fine partita, va a saltare nell'area madrilena su punizione, sperando nel gol della disperazione. Dopo di che ci fu una reazione delle aspirine, decisamente tardiva però, alla quale pose un freno per tre volte il giovane Casillas, subentrato a Cesar dopo l'infortunio di quest'ultimo.
Niente da fare dunque: al triplice fischio il risultato è sempre 2-1 Real, che si laurea campione d'Europa per la nona volta, mentre il Bayer resta a bocca asciutta. Ma se non ha vinto, perché ricordiamo quell'annata del Bayer Leverkusen? Un motivo c'è: prima di quella notte del 15 maggio infatti, il Bayer Leverkusen giocò altre partite decisive, arrivate a coronamento di una stagione quasi perfetta. Sarebbe stata perfetta, se si fosse conclusa ad aprile: invece maggio portò tanti brutti scherzi (e poi parlano di pesce d'aprile...) alla squadra, o se preferite tanti effetti collaterali, visto che parliamo di una squadra che si fa chiamare le aspirine:  il primo fu una vistosa flessione fisica, che fece perdere parecchi punti per
strada, mentre invece il Borussia Dortmund, trascinato dai 18 gol del capocannoniere Marcio Amoroso, accelerò proprio negli ultimi cento, decisivi metri prima del traguardo, chiudendo il campionato il 4 maggio a 70 punti, uno in più rispetto ai rossoneri, ancora una volta secondi. A certificare la grande annata del Bayer Leverkusen c'è anche la finale di Coppa di Germania, in programma l'11 maggio a Berlino, contro lo Schalke 04. Qui le cose si mettono bene, e poco prima della mezz'ora Berbatov realizza l'1-0. Poi però succede l'imponderabile, e BohmeAgaliMoller Sand trafiggono, in un crescendo poco piacevole, il povero Butt. Il gol di Kirsten all'89' serve solo per il tabellino, la DFB-Pokal invece va a Gelsenkirchen.
Il 15 maggio, al fischio di Meier, si chiuse quindi una stagione da sogno tramutatasi in una decina di giorni in una stagione da incubo, culminata con questo poco invidiabile triplete. Non ci sorprende affatto quindi se, alla luce di questo finale che neanche un maestro del thriller come Alfred Hitchcock avrebbe mai potuto nemmeno immaginare, quella squadra del 2002 è ancora adesso ricordata, con un gioco di parole tanto amaro quanto beffardo, col nome di NeverkusenE chi lo ha detto che bisogna per forza vincere per passare alla storia?

SITOGRAFIA IMMAGINI E VIDEO:
http://www.fanpicture.ru/eurocups/championsleague/posters/2002/2.jpg
http://bc02.rp-online.de/polopoly_fs/leverkusen-s-braziliscorlucio-celebratduring-the-germfirst-1.1586083.1313666359!httpImage/305309090.jpg_gen/derivatives/d950x950/305309090.jpg
http://www.sport1.de/media/_redaktion/sportarten/fussball/international0910/diashows_21/ballackkarriere/Ballack-Leverkusen1999_Diashow.jpg
http://img.skysports.com/08/09/800x600/Dimitar-Berbatov-Bayer-Leverkusen-Liverpool-C_1163208.jpg
http://www.albi-giochi.com/ALBI&GIOCHI/albigiochi/2002_REAL_MADRID.jpg
http://zidanen.free.fr/251.jpg
https://www.youtube.com/watch?v=LJQeDxtY-Z0
http://static.goal.com/284800/284860.jpg
http://www.sporting-heroes.net/content/thumbnails/00196/19507-zoom.jpg

Commenti

Post più popolari