Nomen non tamen omen: la tragedia di Andrea Fortunato

Questa storia inizia nel meridione d'Italia, in uno di quei campi di pallone fatti di terra e polvere fra i palazzi in costruzione, sui quali batte forte il sole, come quelli che ci canta De Gregori. Lì in mezzo stanno giocando dei bambini, magari con un Super Santos comprato facendo la colletta fra gli amici, con portieri volanti, e ogni tre calci d'angolo è un calcio di rigore. Ve la riuscite a costruire questa immagine vero? E' semplicissimo, potrebbe essere la storia di ognuno di noi in questo punto, visto che il nostro amore per il calcio è cominciato pressappoco così per tutti. Ora vi chiedo: di tutti questi bambini che giocano a calcio, in quanti poi nella vita saranno calciatori professionisti? Magari in Serie A? Che domanda difficile che vi ho fatto, me ne rendo conto: è un numero incalcolabile, una proporzione difficile da fare. Ricorriamo all'approssimazione e diciamo che sono in pochissimi a farcela, e che per riuscirci uno deve sì avere talento, ma deve anche essere fortunato.



Ecco, Andrea lo è: lo è da sempre, per il cognome, Fortunato appunto, che gli lascia in eredità suo padre, cardiologo all'ospedale di Salerno, quando viene al mondo il 26 luglio 1971.
La storia di Andrea Fortunato non inizia come quella di molti talenti sudamericani che poi sfonderanno nel mondo del calcio: lui in quel campetto non da calci al pallone per evadere da una vita di povertà e di stenti, lui fortunatamente è nato in un'Italia in pieno boom economico, nei primi anni di piombo, nel vivo del dualismo DC-PCI  e con le brigate rosse in piena attività. Ma tutto questo Andrea non lo sa, lui viene da una famiglia della buona borghesia, che vuole che Andrea studi e si faccia una posizione, in futuro. Ma che adesso, come è giusto che sia per un bambino, lo lascia giocare e divertire spensieratamente facendo sport: prima il nuoto e la pallanuoto con il fratello Candido, poi un giorno Andrea si innamora del calcio, e comincia a dare calci a un pallone dovunque ci sia lo spazio per farlo.
Una di quelle volte è presente anche Alberto Massa, un tecnico e talent-scout, che capisce che il bimbo ha qualcosa in più degli altri con cui gioca, e se lo prende con sé a giocare nella Giovane Salerno, una squadra dilettantistica che ha come obbiettivo proprio quello di lanciare delle giovanissime promesse per le squadre che contano. E, ancora una volta, Andrea è appunto fortunato: non passa inosservato, e a notarlo sono solo le squadre del nord, il Como in particolare, nella persona del d.s. Sandro Vitali che, letteralmente stregato dalle qualità del ragazzino, decide di puntare tutto su di lui, e se lo porta via dalla sua Salerno quando Andrea ha solo 13 anni, conducendolo per la strada del calcio che conta. Andrea quindi è uno dei tanti emigranti del pallone, uno che non riesce ad essere profeta in patria, perché spesso le squadre non riescono a scrutare bene il territorio in cui operano, impegnate come sono a cercare in Sudamerica i nuovi Pele, magari ritrovandosi poi i Luis Silvio Danuello, uno dei più clamorosi bidoni della storia del calcio italiano.
Andrea quindi parte, staccandosi prestissimo dalle sue radici: l'unica richiesta della famiglia fu di non abbandonare gli studi, promessa che il giovane mantenne, diplomandosi in ragioneria mentre percorreva tutta la trafila delle giovanili lariane, fino ad arrivare al 22 ottobre 1989, quando finalmente esordisce in Serie B, nella partita contro il Cosenza. A quella apparizione ne seguiranno altre 15, dove gioca in una squadra allo sbando, che retrocederà in Serie C. Da lì è tutto in crescendo: Eugenio Bersellini, nuovo allenatore dei lariani, intuisce che può essere un'arma in più sulla fascia sinistra con la sua grinta infinita e la sua generosità ("In campo darei l'anima per mille lire" dice spesso Fortunato), e non se ne priverà quasi mai in campo: 27 presenze per lui, in cui mettersi in mostra.
E ci riesce: alla porta del Como bussa Aldo Spinelli, presidentissimo del Genoa, che si assicura il terzino diciannovenne per 4 miliardi di lire. Nella nuova squadra, sempre nord Italia ma di certo più vicina all'aristocrazia del pallone, Fortunato arriva come riserva, dato che nel suo stesso ruolo di terzino sinistro gioca un campione come Claudio Ibrahim Vaz Leal, conosciuto da tutti come Branco. Ma non è questo il problema: Andrea è intelligente, sa che questo fa parte del gioco, e sarebbe pronto a sfoderare tutta la sua grinta per mangiare l'erba e a scalare a suon di prestazioni le gerarchie. Il problema è che, dalla coppia Vitali-Bersellini, che stravedeva per lui, adesso è passato alla coppia Bagnoli-Maddè, cui il ragazzino non va particolarmente a genio, tanto che Maddè arriva anche a litigare con Fortunato, affibbiandogli la nomea di arrogante testa calda; e Andrea viene spedito a Pisa, nuovamente in Serie B.
Ma Andrea, oltre ad essere fortunato (nomen omen, visto il modo in cui è arrivato nel mondo del calcio), è anche un gran testardo, e non molla, anzi dopo una gran stagione in Toscana torna al Genoa, nel 1992, da assoluto protagonista. Adesso sulla panchina non ci sono più Bagnoli e Maddè, che nel frattempo hanno ceduto alle lusinghe interiste, ma Bruno Giorgi, che crede tantissimo nel ragazzo, e lo lancia titolare a scapito di Branco.
Fortunato ripaga abbondantemente la fiducia riposta in lui, e con Panucci (altro grande nome del calcio italiano che proprio al Grifone sta muovendo i primi passi della sua luminosa carriera) forma una coppa di terzini fortissima, la migliore del campionato. Proprio la grande stagione dei due è fondamentale per la salvezza della squadra rossoblu, salvezza alla quale Fortunato appone la sua personalissima firma il 6 giugno 1993, quando un suo gol (il terzo in 33 partite, praticamente sempre presente il nostro Fortunato) contro il Milan campione d'Italia di Capello donerà il 31° punto del campionato al Grifone, punto fondamentale per evitare la retrocessione. Fortunato adesso è sulla cresta dell'onda: perché sì, sarà stato pure fortunato ad essere notato fra mille e mille altri bambini quell'estate a Salerno, ma se adesso è lì è tutto merito suo, della sua grinta, della sua generosità, della sua ambizione. E se sei ambizioso... beh, vuol dire che in Italia c'è una squadra che è fatta apposta per te.

E questa squadra, la Juventus, lo chiama: Spinelli può fare davvero poco per trattenerlo, i soldi della Vecchia Signora fanno davvero comodo alle casse piangenti della società. E poi Andrea vuole andare lì, dove ha sempre sognato di giocare quando ancora dava calci al Super Santos con i suoi amici, prima che la mamma lo richiamasse a casa perché era ora di cena. Quindi la corsa di Andrea Fortunato continua, inarrestabile, verso la gloria, e per 12 miliardi (tre volte tanto rispetto a quanto aveva sborsato Spinelli per portarselo all'ombra della Lanterna) approda alla Juventus. Da solo però: perché il suo "gemello" Panucci, per quanto la Juventus ci abbia provato in tutti i modi ad assicurarselo, sceglie il Milan. Fortunato arriva a Torino con una gran responsabilità addosso, visto che praticamente tutti lo chiamano il nuovo Cabrini, e per quanto il paragone lo stizza tanto quanto lo lusinga ("Mi fa arrabbiare questo paragone con Cabrini, lui è stato il terzino più forte del mondo, vi sembra una cosa logica? A me no, prima di raggiungere i suoi livelli, se mai ci riuscirò, ci vorrà tanto tempo"), di certo non lo intimorisce, anzi pare quasi galvanizzarlo ancora di più, rendendolo un vero tornado su quella fascia sinistra. In quel campionato, Andrea giocherà in maniera arrembante e travolgente, impressionando tutti: 27 presenze per lui in Serie A, un gol all'Olimpico contro la Lazio, con annessa prima presenza in Nazionale, il 22 settembre 1993, a Tallinn contro l'Estonia. Sacchi, nuovo c.t. azzurro, pensa anche a lui come terzino sinistro per la sua Italia, che deve giocarsi la conquista della coppa del mondo negli U.S.A.
Solo che, a un certo punto, qualcosa va storto: la primavera del '94 arrivò, e come in ogni primavera nell'aria c'è una certa agiatezza e senso di stanchezza causato dal primo caldo dell'anno. Sensazioni che quasi sembrano impadronirsi di Andrea, che però essendo uno sportivo professionista non può permetterselo, pur essendo normale un periodo di appannamento. Il problema però è che questo periodo appare bello lungo, e il mondo del calcio che non ti perdona niente, e ha memoria estremamente corta, inizia a mugugnare, a sparare cattiverie: "Il ragazzo si sente appagato! Adesso che è alla Juve non si impegna più!". I fischi dei tifosi si fanno copiosi, qualcuno va addirittura in ritiro a dirglielo in faccia che è un lavativo, tirandogli addosso delle uova. Lui incassa senza fiatare, ma il problema effettivamente c'è: Andrea quando gioca è ormai irriconoscibile, e di quel concentrato esplosivo di energia, come lo definisce Piero Bianco nel suo articolo su "La Stampa" del 20 maggio 1994 ormai non si vede più nulla. Inoltre, ad allarmare il dott. Riccardo Agricola, medico sociale dei bianconeri, è una febbriciattola allarmante che continuamente spossa e tormenta Fortunato.
La data dell'articolo di Bianco l'ho evidenziata per un semplice motivo: quel giorno Andrea capirà di essere Fortunato solo per il cognome. Andrea viene ricoverato all'ospedale Molinette di Torino per delle analisi volute proprio da Agricola, sempre più preoccupato per quella febbre che non va via. Il responso è di quelli che ti gelano il sangue nelle vene: leucemia linfoide acuta, fattore Philadelphia positivo. Quanto di peggio si potesse immaginare.
D'un tratto la vita di un giovane calciatore (siamo nel 1994, Andrea non ha ancora compiuto 23 anni) prende una piega che non vorremmo mai stare a raccontare, e il destino che tanto gli aveva dato sta venendo a riprendersi tutto in maniera crudele. I medici manifestano ottimismo, Andrea è giovane e ha un fisico forte, ce la farà, ma in realtà nemmeno loro ne sono convinti, non lo è nemmeno papà Giuseppe, che in quanto medico sa bene che quella dei suoi colleghi è una pietosa bugia. C'è bisogno di un trapianto di midollo, ma non si riesce a trovare un donatore compatibile: si tenta quindi un'altra strada e il 26 luglio, giorno del suo 23mo compleanno, nel Centro Trapianto di Perugia diretto dal dott. Aversa, gli vengono infuse le cellule, opportunamente lavorate, di sua sorella Paola. Dopo una prima fase di miglioramento, l'organismo di Andrea rigetta quelle cellule, si ha un primo crollo. Si ritenta allora, questa volta con le cellule di papà Giuseppe, e sembra davvero la volta buona, anche se la febbre persiste: Andrea viene spostato in un reparto semi-sterile, può leggere i giornali, informarsi su ciò che fanno i suoi colleghi e amici (in particolare ha stretto con Vialli, per l'ex doriano Andrea è come un fratello) della Juventus. Ma innanzitutto Andrea matura delle nuove consapevolezze: ci dice lui stesso che la leucemia gli ha insegnato a non porsi obbiettivi a medio-lungo termine, ma a vivere giorno per giorno pienamente, lottando contro la sua malattia col pensiero fisso "ce la devo fare", a godersi ogni piccola cosa, pure la più semplice, ad apprezzare la vita in ogni sfumatura. Non immaginavo quanto potesse essere meravigliosa anche una semplice passeggiata... Andrea lo dice quando esce dall'ospedale, il 14 ottobre, quando l'incubo sembra finito e le telefonate dei compagni Vialli, Ravanelli e Baggio in cui lo incoraggiavano a tornare ("Ti aspettiamo") non appaiono più delle infantili speranze, dato che Andrea addirittura torna ad allenarsi coi suoi alle dipendenze di Marcello Lippi, tecnico dei bianconeri dall'estate del 1994, quando Andrea lottava con tutte le sue forze nei reparti ospedalieri di Torino e Perugia. Addirittura a Marassi, stadio che è come una seconda casa per lui, il 26 febbraio segue in tribuna i suoi compagni, tifando per loro durante Sampdoria-Juventus, tutto sta tornando pian piano alla normalità...
Poi la beffa, che arriva nel momento peggiore, quando un ragazzo di 23 anni sta cominciando a riassaporare la bellezza della vita, che tanto ancora dovrebbe riservargli. Gli riserva però solo i titoli di coda: una semplice e banale influenza, a causa delle sue difese immunitarie ultraindebolite dalla LLA, diventa una polmonite, che se lo porta via il nel giorno della liberazione, il 25 aprile 1995.


Dieci anni prima era stato Vitali a strappare via Andrea dai suoi familiari, dai suoi amici, dalla sua Salerno, adesso invece è la leucemia a farlo, e lei non restituisce nulla indietro. Che strano destino, quello di Andrea: tutti che vogliono prenderselo e portarselo via. Forse perché un po' tutti si affezionano a questo giovane tenace e testardo, che ama giocare a calcio in maniera così spassionata da travolgere e contagiarci tutti col suo entusiasmo e quel suo sorriso stampato sul volto anche mentre lottava contro il suo male. Ed è proprio per questo amore che Andrea Fortunato (nomen non tamen omen, visto il modo in cui si è congedato da questa vita) ha sempre detto di sì, ha teso la mano e si è lasciato guidare là dove lo portavano. Chissà, magari è proprio come si augurava il fratello acquisito Vialli nella sua orazione funebre, magari davvero in Paradiso c'è una squadra di calcio, così che lui ha semplicemente detto sì ed è andato lì, più in alto di tutti, a correre dietro ad un pallone con la sua energia, come piaceva fare a lui, e ad essere felice come non lo era stato nei vari reparti ospedalieri dove era stato sballottato negli ultimi tragici 10 mesi di vita.






PER SAPERNE DI PIU':
http://ilpalloneracconta.blogspot.it/2012/07/andrea-fortunato.html
http://blog.guerinsportivo.it/blog/2014/04/25/spunti-di-sport-andrea-fortunato/
http://archiviostorico.corriere.it/1994/maggio/22/dramma_alla_Juve_Fortunato_leucemia_co_0_94052211097.shtml
http://www.storiedicalcio.altervista.org/andrea_fortunato.html
http://archiviostorico.corriere.it/1998/dicembre/06/Fortunato_stanchezza_malessere_Poi_verdetto_co_0_9812069451.shtml
http://www.calcioblog.it/post/2971/in-memoria-di-andrea-fortunato

SITOGRAFIA IMMAGINI E VIDEO:
http://www.macomernotizie.net/archivi/immagini/2013/A/Andrea-Fortunato-Juventus-featured.jpg
http://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/a/af/Fortunato_Genoa_1992-93.jpg
http://www.foggiasport24.com/wp-content/uploads/2014/04/fortunato.jpg
http://i42.tinypic.com/2ql493t.jpg
https://www.youtube.com/watch?v=cFSVvVS0CwQ

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