Bela Guttmann e il suo maleficio
Juventus Stadium, Torino, 14 maggio 2014. Si gioca la finale della quinta edizione dell'Europa League, da quando quest'ultima ha soppiantato la defunta Coppa Uefa. A giocarsi l'ambito (tranne che per le squadre italiane, anche se si spera che il vento stia cambiando, visti i risultati di quest'anno) trofeo gli spagnoli del Siviglia e i portoghesi del Benfica. C'è grande incertezza su chi sia il favorito: gli spagnoli di Emery hanno dalla loro giocatori forti e in forma come Rakitic e il bomber Bacca, ma hanno faticato non poco per arrivare a Torino, risolvendo in loro favore il derby in semifinale col Valencia solo grazie al gol della bandiera realizzato al 94', dopo che i valenciani erano riusciti a capovolgere lo svantaggio di 2-0 maturato nella partita d'andata. Leggermente meglio alla finale forse ci arrivano gli uomini di Juan Jesus, che hanno eliminato in semifinale proprio i campioni italiani della Juventus, nel cui stadio si sarebbe giocata la finalissima, in virtù del 2-1 all'Estadio da Luz e dello 0-0 dello Juventus Stadium. Inoltre i portoghesi sembrano nel complesso più pronti, essendo giunti alla seconda finale consecutiva, dopo che l'anno prima all'Amsterdam ArenA furono il Chelsea di Benitez e uno sciagurato errore nella marcatura su Ivanovic a negare il trofeo ai portoghesi.
Alle 20:45 quindi l'arbitro tedesco Brych dà il via alle danze. Ma, in realtà, in molti "sanno" che il Benfica non ha speranze e che la coppa sarà appannaggio degli andalusi.
No, non affaticatevi a cercare elementi che indichino nettamente che Bacca e compagni siano più forti del Benfica, perché non ce ne sono. Perlomeno, non sono in campo, dove la partita procede senza troppi sussulti, in virtù di una parità quasi algebrica dei valori in campo. La ragione del mio pronostico sul Siviglia è tutta in questa storia che sto per raccontare, storia di certo più avvincente dello spettacolo in scena nella vecchia capitale sabauda, che magari chiarirà il perché della mia certezza nei confronti del Siviglia.
Il Benfica, infatti, ha un conto in sospeso dal lontano 1962, ed è da lì che parte la nostra storia. Portogallo, dunque, cinquantadue anni fa: potenza egemone del calcio locale era, allora come ai nostri giorni, il Benfica. Di diverso c'era che, in quegli anni, il Benfica stava vivendo il periodo più florido della sua storia, con una squadra di campioni che non solo metteva a ferro e fuoco il Portogallo, ma dettava legge anche in Europa come non avrebbe mai più fatto in tutta la sua storia. La squadra, come detto, era composta da autentici fuoriclasse: in porta Costa Pereira, in difesa una muraglia come Germano, a centrocampo a dar fosforo alla squadra uno dei migliori centrocampisti di sempre, Mario Coluna, sulla sinistra a dar grattacapi alle difese avversarie con le sue finte e le sue accelerazioni l'ala Simoes, i cui cross erano cioccolatini per i colpi di testa di Aguas e Torres. E poi c'era lui, uno dei più grandi attaccanti della storia del calcio, la perla del Mozambico Eusebio. Il vero protagonista della nostra storia però è l'allenatore e vero demiurgo di quel grande Benfica, l'allenatore magiaro Bela Guttmann.
Oltre ad essere un grande tecnico, Guttmann è un personaggio affascinante, di quelli che ha vissuto una vita che ne vale tre di quelle "comuni": il suo grande viaggio (non è una metafora scelta a caso) parte da Budapest il 27 gennaio 1899 da una famiglia di origine ebraica; poi cominciò a giocare a calcio come centromediano nel Törekvés, a Budapest, per poi trasferirsi a Vienna, anche a causa dell'avvento al potere dell'antisemita Miklos Horthy, dove fra una partita e l'altra con l'Hakoah Vienna ebbe anche il tempo di laurearsi in psicologia (nella città di Freud...). Con la nazionale prese parte alle Olimpiadi del 1924, quando fu uno di quelli che promossero l'ammutinamento della squadra, che si fece eliminare dall'Egitto. Da Vienna poi parte alla volta di New York, dove la comunità ebraica aveva una squadra, e dove Bela ha a che fare con miseria e stenti, avendo perso cinquantacinquemila dollari a causa del crollo di Wall Street nel 1929, durante la Grande Depressione. Torna quindi in Europa, dove allena prima in Olanda all'Enschede e poi l'Hakoah Vienna, lasciando la città nel 1936 in seguito all'arrivo di Hitler e al conseguente Anschluss. Torna finalmente a casa, all'Ujpest in Ungheria, con cui vince campionato e Mitropa nel 1939. Ancora Hitler entra prepotentemente nella sua vita, e se sei uno juden è assolutamente normale, oltre che estremamente pericoloso: la lunga mano del dittatore si estende verso est, e Bela a Budapest non è più al sicuro. Di questo periodo della sua vita abbiamo solo ipotesi formulate dai vari giornalisti che hanno provato a scriverne la biografia, dato che il nostro non ha mai detto nulla di preciso su quel periodo, chiudendo ogni volta l'argomento con un sibillino "Dio mi ha aiutato": c'è chi dice che si sia rifugiato a Parigi, chi in Svizzera, chi addirittura parla di Sudamerica, c'è chi dice anche, più verosimilmente, che sia stato internato in un campo di concentramento, dove trovò la morte suo fratello maggiore, ma su come sia scampato dal mattatoio che non risparmiò tanti esuli come lui non ci è dato saperlo. Saltiamo direttamente al 1945 quindi, quando la guerra ebbe finalmente fine: ancora Ungheria, al Vasas e alla Honved, poi Romania, Italia e la grande avventura in Sudamerica, alla guida del Sao Paulo, dove ha un ruolo cruciale per lo sviluppo del calcio locale, importando il modulo 4-2-4, evoluzione degli esperimenti di Sebes alla guida dell'Aranycsapat, la Nazionale ungherese. Dopodiché fu Portogallo, al Porto e poi finalmente, nel 1959, al Benfica.
Qui fu subito campionato, con una squadra plasmata dal nulla dal vecchio mago ungherese, che aveva attinto fortemente dalle giovanili, e che faceva giocare con un esuberante 4-2-4 ultraoffensivo che non lasciava scampo agli avversari. Così, l'anno successivo fu ancora campionato, e soprattutto Coppa dei Campioni, vinta battendo il Barcellona.
Il vero capolavoro di Bela Guttmann fu però il bis in Coppa dei Campioni nel 1962, questa volta battendo in finale nientedimeno che il Real Madrid di Puskas e Di Stefano, che aveva fino all'anno prima monopolizzato la più grande competizione europea. La finale è di quelle memorabili, come accade quando di fronte ci sono due squadroni: nel primo tempo è 3-2 Real, ma Bela è sicuro dei suoi ragazzi, e negli spogliatoi dirà loro: "La partita è vinta, loro sono morti". Aveva ragione lui, e prima annullò Di Stefano mettendogli in marcatura Cavém, poi lasciò fare alla Pantera del Mozambico, il giovanissimo Eusebio che realizzò una doppietta decisiva: Real Madrid 3 - Benfica 5.
Un'impresa davvero enorme, quella di Bela Guttmann, che andava giustamente remunerata profumatamente: Guttmann, in una maniera molto simile a quella degli allenatori moderni (Bela, nel carattere e negli atteggiamenti sia nei confronti dei suoi giocatori che della stampa dobbiamo immaginarcelo come una specie di Josè Mourinho ante litteram), andò l'indomani della finale dalla società a battere cassa, chiedendo un meritato premio in denaro. Premio che però il Benfica non aveva alcuna intenzione di elargire: ben presto si andò al muro contro muro, finché Bela Guttmann non rassegnò le proprie dimissioni (non era nuovo neanche a gesti eclatanti del genere) e andò via sbattendo la porta. Prima di farlo, però, fece la sua ultima dichiarazione a mezzo stampa da allenatore del Benfica, lanciando una vera e propria maledizione: "D'ora in avanti, il Benfica non vincerà più una coppa internazionale, per almeno cento anni". Stupidaggini, dite? Forse. Ma il grande Eduardo De Filippo diceva che "essere superstiziosi è da ignoranti, ma non esserlo porta male". E poi, neanche a farlo a posta, sapete da quanto tempo il Benfica non trionfa fuori dagli stretti confini portoghesi? Proprio dal 1962, da quella Coppa dei Campioni targata Guttmann. Da allora, che si tratti di Intercontinentale (nel 1962 il Santos di Pele ebbe la meglio sui lusitani), Coppa dei Campioni o Coppa UEFA/Europa League poco importa: non sono bastate sette finali europee, e le preghiere del pupillo Eusebio sulla tomba del suo mentore nel cimitero ebraico della sua seconda patria Vienna (per quello che può significare il termine patria per un cittadino sotto ogni cielo come Bela Guttmann) prima della finale 1990 col Milan, per far sì che questo maleficio si spezzasse.
Nel frattempo, nella sera di metà maggio 2014 da cui è partito questo viaggio nel tempo, Benfica e Siviglia sono ancora sullo 0-0 dopo 120 minuti, e la finale di Europa League si deciderà ai tiri di rigore. Avete ancora qualche dubbio sull'esito dell'ottava finale europea del Benfica dopo l'addio di Bela Guttmann?
PER SAPERNE DI PIU':
http://www.storiedicalcio.altervista.org/benfica_eusebio.html
http://it.wikipedia.org/wiki/B%C3%A9la_Guttmann
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/05/15/benfica-la-maledizione-di-bela-guttmann/986444/
SITOGRAFIA IMMAGINI:
http://it.wikipedia.org/wiki/B%C3%A9la_Guttmann#mediaviewer/File:B%C3%A9la_Guttmann_(1925).jpg
http://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/a/ae/Guttmann_3.JPG
http://www.magliarossonera.it/grandiavversari/eusebio/eusebio6.jpg
http://www.storiedicalcio.altervista.org/coppa_campioni/images/Bendica1961-62.jpg
http://www.storiedicalcio.altervista.org/images/Coluna_Benfica.jpg
http://sport.sky.it/static/contentimages/original/sezioni/sport/calcio_estero/2014/05/15/siviglia_vince_europa_league_ansa.jpg
Alle 20:45 quindi l'arbitro tedesco Brych dà il via alle danze. Ma, in realtà, in molti "sanno" che il Benfica non ha speranze e che la coppa sarà appannaggio degli andalusi.
No, non affaticatevi a cercare elementi che indichino nettamente che Bacca e compagni siano più forti del Benfica, perché non ce ne sono. Perlomeno, non sono in campo, dove la partita procede senza troppi sussulti, in virtù di una parità quasi algebrica dei valori in campo. La ragione del mio pronostico sul Siviglia è tutta in questa storia che sto per raccontare, storia di certo più avvincente dello spettacolo in scena nella vecchia capitale sabauda, che magari chiarirà il perché della mia certezza nei confronti del Siviglia.
Eusebio |
Mario Coluna |
Bela Guttmann nel 1925, calciatore |
Bela Guttmann nel 1961, allenatore |
Il vero capolavoro di Bela Guttmann fu però il bis in Coppa dei Campioni nel 1962, questa volta battendo in finale nientedimeno che il Real Madrid di Puskas e Di Stefano, che aveva fino all'anno prima monopolizzato la più grande competizione europea. La finale è di quelle memorabili, come accade quando di fronte ci sono due squadroni: nel primo tempo è 3-2 Real, ma Bela è sicuro dei suoi ragazzi, e negli spogliatoi dirà loro: "La partita è vinta, loro sono morti". Aveva ragione lui, e prima annullò Di Stefano mettendogli in marcatura Cavém, poi lasciò fare alla Pantera del Mozambico, il giovanissimo Eusebio che realizzò una doppietta decisiva: Real Madrid 3 - Benfica 5.
Benfica 1961-62: concluse terzo in campionato perché "non aveva il culo per sedersi su due sedie", come disse lo stesso Guttmann, ma riuscì a vincere la seconda Coppa dei Campioni consecutiva. |
Nel frattempo, nella sera di metà maggio 2014 da cui è partito questo viaggio nel tempo, Benfica e Siviglia sono ancora sullo 0-0 dopo 120 minuti, e la finale di Europa League si deciderà ai tiri di rigore. Avete ancora qualche dubbio sull'esito dell'ottava finale europea del Benfica dopo l'addio di Bela Guttmann?
Siviglia vincitore dell'Europa League 2014: qualcuno dice che il migliore in campo per la squadra di Unay Emery sia un anziano signore ungherese che ha un vecchio conto in sospeso col Benfica... |
PER SAPERNE DI PIU':
http://www.storiedicalcio.altervista.org/benfica_eusebio.html
http://it.wikipedia.org/wiki/B%C3%A9la_Guttmann
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/05/15/benfica-la-maledizione-di-bela-guttmann/986444/
SITOGRAFIA IMMAGINI:
http://it.wikipedia.org/wiki/B%C3%A9la_Guttmann#mediaviewer/File:B%C3%A9la_Guttmann_(1925).jpg
http://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/a/ae/Guttmann_3.JPG
http://www.magliarossonera.it/grandiavversari/eusebio/eusebio6.jpg
http://www.storiedicalcio.altervista.org/coppa_campioni/images/Bendica1961-62.jpg
http://www.storiedicalcio.altervista.org/images/Coluna_Benfica.jpg
http://sport.sky.it/static/contentimages/original/sezioni/sport/calcio_estero/2014/05/15/siviglia_vince_europa_league_ansa.jpg
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