Matt Busby e il suo conto in sospeso con il destino

All'Empire Stadium di Wembley, quel 29 maggio 1968, si gioca una partita unica: la finale di Coppa dei Campioni. Non è però solo per questo ad essere una partita speciale, piuttosto sono le due squadre che si affrontano a renderla tale. Una in particolare, il Manchester United: per i Red Devils è la prima volta al gran galà, a differenza dei suoi avversari, il Benfica di Eusebio, alla quarta finale europea della sua storia. È motivo di grande orgoglio per i protagonisti fra campo e panchina l'aver raggiunto questo grande traguardo. Ce n'è uno in particolare però, per il quale è quasi un atto dovuto essere lì a Wembley quella sera: Matt Busby.

Quella serata infatti Busby la rincorre da tanto, tantissimo tempo, da grande uomo di calcio qual è. Ma la sua storia, oltre a essere quella di un grande uomo di calcio. è quella di un uomo che lotta contro il destino, col quale ha un vecchio conto in sospeso, e questa sera è finalmente il momento della verità, quello di saldare il conto. Lui, infatti, è abbondantemente in credito col destino, la fortuna, il karma, qualsiasi cosa possa venirvi in mente e in qualsiasi modo la vogliate chiamare. Ma andiamo con ordine, e ricostruiamo i pezzi della storia di questo grande manager, il più amato di sempre dai tifosi dei Red Devils.
Ricostruire è la parola chiave di questa storia: Busby infatti è un manager che ama le sfide difficili, buttandocisi dentro sempre a capofitto. E' nel suo DNA d'altronde: per lui, nato nel 1909 nel Noth Lanarkshire, Scozia, da una famiglia umile, la vita si mette in salita sin da subito, rimanendo orfano di padre durante la Grande Guerra, prima quindi del compimento dei 10 anni. Mancando il padre, manca a lui e alla famiglia una base economica forte: la vita quindi a casa Busby è difficile, ma Matt non va al tappeto, trovando una via di fuga in un gioco: il calcio. L'occasione arriva proprio quando lo stesso Matt sta per gettare la spugna ed emigrare negli Stati Uniti, dove sua madre era già andata in cerca di fortuna. Busby diventa un calciatore, giocando come mediano destro, ruolo dove un lottatore come lui andava decisamente a nozze, prima per il Manchester City e poi per il Liverpool. Soprattutto però impara una qualità fondamentale per il proseguimento della sua carriera: la tenacia. I giochi per lui però finiscono prima del previsto: il 1 settembre 1939, come tutti sanno, Hitler invade la Polonia, scatenando il secondo conflitto mondiale.
Al termine della guerra, Matt è troppo vecchio per giocare, quindi prende in considerazione l'idea di passare dall'altra parte e sedersi in panchina. Ha una mezza parola con il Manchester United, quando poi il Liverpool, sua ultima squadra da calciatore, gli propone il ruolo di assistente di George Kay, a un ingaggio maggiore delle 15 sterline a settimana che gli proponeva lo United. Lui però è un uomo di parola, di quelli che si vedono di rado nel calcio professionistico, e prende comunque la via di Manchester. Il primo obbiettivo che si pone Busby è quello, come già detto, di ricostruire: il club infatti proviene da un periodo piuttosto sconfortante dal punto di vista sportivo, essendo stati gli ultimi anni di attività prima dell'interruzione bellica caratterizzati da un continuo saliscendi fra First e Second Division, col titolo inglese che mancava addirittura dal 1911. Dato che le disgrazie non vengono mai da sole, lo United si trova non solo con una squadra sfiduciata e una società senza soldi (fa strano immaginare così lo United, attualmente il club sportivo più ricco del mondo) che addirittura deve razionare le divise da gioco, ma soprattutto senza uno stadio in cui giocare: l'Old Trafford infatti fu raso completamente al suolo dai bombardamenti della Luftwaffe, l'aviazione militare tedesca. Una prospettiva di lavoro decisamente sconfortante, eppure Matt non si abbatte, anzi si rimbocca le maniche e dalle macerie lavorerà ogni giorno per costruire un club vincente. Si parte innanzitutto dallo stadio, che sarà pronto nel 1949, che torna a essere la casa dello United dopo l'esilio a Maine Road, lo stadio del City (cui i Red Devils dovettero pagare ben 5000 sterline a partita per l'affitto dello stadio ). Già nel 1948 però Busby sollevò al cielo l'FA Cup battendo 4-2 in finale il Blackpool. Busby seppe essere un manager unico: per consolidare il rapporto coi suoi uomini si presentava agli allenamenti in T-shirt e pantaloncini e scendeva in campo con loro. Inoltre le sue qualità indiscusse di organizzazione, programmazione, carisma e profonda conoscenza calcistica fecero di Matt Busby un grandissimo tecnico.
Manchester United campione d'Inghilterra 1951-1952
Per certificarlo, però, ci vogliono le vittorie: oltre alla già citata FA Cup nel 1952, dopo ben 41 anni di attesa e quattro secondi posti a cavallo fra il 1947 e il 1951, arriva anche il primo campionato inglese. Gli uomini che centrarono quelle vittorie? Gente scoperta e forgiata dallo stesso Busby, giovanissimi calciatori scovati dal manager scozzese fra i ragazzi della città. I nomi sono quelli di Roger Byrne, Eddie Colman, Bobby Charlton, David Pegg, Tommy Taylor, Dennis Viollet e il migliore di tutti, uno dei calciatori più completi e intelligenti mai prodotti dal calcio inglese, Duncan Edwards. Ragazzi diversi fra loro, con poche cose in comune: un enorme talento per il calcio e lui, che per loro era un padre putativo, Matt Busby. Infatti quella squadra passa agli altari della cronaca col nome di Busby Babes, i ragazzi di Busby.
Una squadra destinata a entrare nella storia: nel 1955-56 vince il campionato, divenendo la squadra più giovane ad esserci riuscita nella storia del campionato inglese, con un'età media di soli 22 anni. L'anno dopo Busby e i suoi ragazzi (che affettuosamente saluta sempre con hello son) concedono addirittura il bis. E' un gruppo che è sulla cresta dell'onda: per Matt alla panchina dello United si aggiunge quella della selezione scozzese in vista dei Mondiali in Svezia del giugno 1958, mentre i Red Devils cominciano a dettar legge anche in Europa: prima i Busby Babes scherzano con lo Shamrock Rovers, poi eliminano i cecoslovacchi del Dukla Praga, accedendo ai quarti dove incontrano la Stella Rossa Belgrado. Andata al Teatro dei Sogni, 2-1 per gli inglesi, al ritorno in Jugoslavia le cose si fanno più difficili del previsto, ma il 3-3 finale è sufficiente per accedere alle semifinali.
Qui però la storia di Busby, che è praticamente all'apice del successo e della gioia per i grandi traguardi frutto del suo lavoro lungo ben 10 anni, assume tinte nerissime. È il 6 febbraio quando il Manchester ha giocato la sua partita contro gli slavi, e deve rientrare in patria. Non è un volo diretto, il suo, ma bisogna far scalo a Monaco, in Germania, a far rifornimento di carburante. Ci troviamo, ovviamente, nel freddo inverno continentale, e c'è un tempaccio di quelli che ti fanno venire voglia solo di una cioccolata calda davanti a un bel fuoco. Neve, freddo, tempesta, bufera: tutto ciò che vi viene in mente, il cielo della Baviera lo scaglia giù quasi con rabbia. Bisogna tornare però, quindi tutti sull'aereo, si parte. Solo che questa partenza non vuole proprio arrivare: a causa del surriscaldamento del motore sinistro, il capitano James Thain non riesce per ben due volte a far decollare l'aereo. Al terzo tentativo cercò di ovviare al problema ritardando l'accelerazione. Per questa manovra ovviamente occorre più pista rispetto a quella normalmente richiesta per il decollo, quindi l'aereo raggiunge un tratto di pista non utilizzato dagli altri aerei, al quale non è stata fatta la manutenzione, ed è ricoperto da uno strato di neve che ostacolò l'accelerazione dell'aereo. Il velivolo quindi si trovò nella condizione disperata di essere troppo lento per decollare e di avere troppa poca pista per guadagnare la velocità necessaria: l'impatto, per l'Airspeed Ambassador G-ALZU, fu inevitabile.
Duncan Edwards
Poi regnò il silenzio più assoluto, e solo dopo si capì che 23 dei 44 passeggeri del volo diretto all'Aeroporto di Manchester erano morti fra le lamiere di quell'aereo. Fra essi otto calciatori del Manchester: Geoff Bent (25 anni, che aveva a malincuore accettato di viaggiare in aereo, perché di quel mezzo aveva paura); il capitano Roger Byrne (lasciava a 28 anni sua moglie Joy, che attendeva il suo ritorno per comunicargli che aspettavano un bambino); Eddie Colman (21); Mark Jones (24 anni, anche lui lasciò moglie e figlio piccolo e Rick, un labrador nero che si lasciò morire qualche giorno dopo la fine prematura del padrone); Tommy Taylor (26 anni e un matrimonio già programmato); David Pegg (22); Liam Whelan (22) e il fuoriclasse Duncan Edwards (21), che morì dopo 15 giorni di lunga e straziante agonia, con le coste frantumate, un polmone perforato, la gamba destra spezzata, la sua mano in quella della fidanzata Molly, che lo assistette fino all'ultimo giorno, e una sola domanda sulle labbra, che sibilava a Jimmy Murphy, assistente di Busby assente a Belgrado che ha raggiunto i suoi in ospedale: "What time is the kick off against Wolves, Jimmy? I mustn't miss that match"...
Busby se la cava: anche lui se l'è vista brutta, tanto da aver ricevuto per due volte l'estrema unzione, ma sopravvive e ritorna perfettamente in salute. Non è più lo stesso Busby però: la tragica fine di quei ragazzi, di quegli otto figli suoi, è un colpo durissimo per lui, che quasi cade nel baratro della depressione. Mentre vi scrivo per una curiosa coincidenza in radio passa una canzone che ad ascoltarla mi viene quasi da pensare che sia frutto anche di quelle ore buie di disperazione in cui Busby è da solo, a provare a darsi una risposta che non c'è, mentre piange i suoi ragazzi.
Medita più volte propositi di ritiro, perché le ferite della sua anima non cicatrizzano come hanno fatto quelle del suo corpo. Alla fine però si convince, magari guardando negli occhi i sopravvissuti, fra cui ci sono il difensore Bill Foulkes e il piccolo Bobby Charlton, giovanissimo ma già parte integrante di quel gruppo di campioni che chissà, magari avrebbe interrotto prima del tempo l'epopea del Grande Real. Busby si convince che quei ragazzi, quelli sopravvissuti, la società, la tifoseria hanno ancora bisogno di lui, del suo animo operaio, della sua abilità nel ricostruire, ancora una volta, come lo fu nel 1945. E poi adesso il destino, dopo aver preso tanto, deve pure restituire qualcosa...
Il 1958 quindi, da anno della massima consacrazione internazionale, diviene nuovamente l'anno zero per i Red Devils e per Busby, deciso più che mai a fare un grande United in nome di coloro che non ci sono più, un Manchester in grado di arrivare dove loro non sono potuti arrivare solo a causa di un maledetto aereo. E la ricostruzione parte proprio da lui, dal più giovane e talentuoso dei sopravvissuti, Bobby Charlton. Lui diviene il centro del progetto, attorno al quale deve girare tutta la squadra.
Squadra che però è da rifondare, ma quello non è un problema: ricordate che Busby è anche il ct scozzese? E in quanto tale, una delle ultime cose che fa prima di lasciare la Tartarian Army fu quella di fare esordire un diciottenne niente male contro il Galles, che segnò anche un gol. Quel ragazzino finì sul taccuino di Busby, e raggiungerà il suo mentore a Manchester quando di anni ne avrà 22: Denis Law. Quasi contemporaneamente Busby riceve una telefonata da Bob Bishop, un suo collaboratore. La comunicazione è telegrafica, poche parole che dicono tutto: "Boss, I think I've found a genius!". Il genio di cui parlava Bishop era un quindicenne piccolo, di quelli che con un soffio di vento più forte volava via, ma che col pallone fra i piedi faceva cose che gli altri potevano solo sognare di fare con le mani. Il genio in questione era un po' restio all'inizio a lasciare così presto la sua Belfast, ma alla fine si renderà conto di aver fatto la migliore scelta della sua vita, forse l'unica buona, a cui seguiranno tante altre scelte discutibili: il suo nome è George Best.

Questo tridente delle meraviglie, opportunamente coperto dalle gambe, i polmoni e la grinta di Pat Crerand e del futuro campione del mondo Nobby Stiles, fu in grado di costruire un ciclo di vittorie impressionante: FA cup nel 1963, titolo inglese nel 1965 e nel 1967, con un gioco armonico finalizzato degnamente da quei tre. E se Charlton e Law erano due punte efficacissime e mortifere, ma normali, Best era straordinario in ogni movimento: ogni sua finta, ogni suo tocco di palla avevano qualcosa di magico che faceva innamorare tutti quanti di lui, tanto che in un periodo dove le stanze di tutti i ragazzini inglesi erano tappezzate dai poster di Paul McCartney, John Lennon, Ringo Starr e George Harrison, fra questi volti si fece prepotentemente spazio anche il suo, quello del quinto Beatle George Best, destinato già dal nome ad essere il migliore di tutti.
Una squadra dunque che aveva molta presa sul pubblico inglese, tanto che portò Busby a dire che: "Il 90% dei giocatori britannici confessa che vorrebbe giocare nello United. L'altro 10% è costituito da bugiardi". Adesso però bisogna conquistare l'Europa: non è cambiato molto in quei dieci anni per il calcio inglese, dato che il traguardo della semifinale colto proprio dai Busby Babes restò il miglior risultato di una inglese in Coppa dei Campioni, soltanto eguagliato dal Liverpool nel 1965. Segno del destino che l'impresa debba riuscire proprio a coloro i quali per primi l'hanno seriamente accarezzata? Forse, ma bisogna dar comunque conto al campo. Che arride sempre agli uomini di Busby: nessuno sembra veramente capace di ostacolare lo United, che mette in fila senza sforzi HiberniansSarajevo e Gornik Zabrze. Le cose sembrano complicarsi in semifinale: un gol dell'idolo di casa Best risolve a favore degli inglesi l'andata al "Theatre of Dreams"; ma al ritorno al Chamartìn (non ancora intitolato al presidentissimo Santiago Bernabeu) gli inglesi stanno per sprecare tutto, e al 45' il risultato è 3-1 Real Madrid. Ma qui entra in campo l'orgoglio e l'altissima motivazione degli uomini di Busby, che devono vincere per Edwards e compagni: alla fine sarà 3-3, gol qualificazione del vecchio Bill Foulkes, uomo di Busby da sempre, stopper di centinaia di battaglie, sopravvissuto al Munich Air Disaster.
Eusebio, il più temuto fra gli avversari
E quindi rieccoci al punto di partenza, alla serata che tutti aspettavano, e la cui attesa è stata l'unico motivo per il quale Busby è ancora lì, a dannarsi l'anima in panchina. Avversario d'eccezione per lo United, il Benfica di Eusebio, che non è quello di Bela Guttmann, ma la squadra di Otto Gloria si è comunque rinnovata e ha saputo trovare nuove forze fresche da affiancare ai senatori Eusebio e Mario Coluna. Un avversario tosto, ma gli inglesi sono tranquilli: da quando si sfidano infatti Eusebio non ha mai sconfitto Charlton: l'ultima volta che i due campioni si sono incrociati fu proprio ai mondiali inglesi del 1966, in semifinale, e tutti sappiamo come andò a finire.
L'italiano Concetto Lo Bello fischia l'inizio di una partita emozionante già prima dell'apertura del match, e che non tradirà le attese una volta che le due squadre cominciano a giocare: la partita è vibrante, e ci sono subito occasioni da una parte e dall'altra. A sbloccare finalmente il risultato è Bobby Charlton, il leader dei Busby Babes, con un gran colpo di testa. Il Manchester prova ad addormentare il match, ma anche abbassare semplicemente i ritmi sembra impossibile: così a undici minuti dalla fine Graça con un precisissimo destro a incrociare batte finalmente Stepney: 1-1 e ci sarà bisogno dei supplementari, per la gioia del pubblico pagante che si sta godendo uno spettacolo calcistico unico.
I supplementari sono un evento particolare del calcio, non adatto ai deboli di cuore. Perché quando hai 90 minuti di fatica delle gambe, che paiono non reggerti più, e al solo pensare di dover giocare fino al 120' ti fa male tutto, è proprio il cuore a essere decisivo. E il Manchester United di cuore ne ha da vendere. Glielo ricorda Busby, guardando in particolare Foulkes e Charlton, quelli che come lui erano scampati a Monaco. A qualche tifoso dei Red Devils piace pensare che quella sera, in quei 30 minuti di extra-time, fossero scesi in campo anche loro. E la fantasia sembra quasi confinare con la realtà, perché gli inglesi partono a spron battuto, mentre i portoghesi non ne hanno palesemente più, sono in riserva e annaspano per il campo. E' infatti con una forza incredibile, quasi come se avesse appena messo piede in campo, che Best scatta veloce. molto più della difesa del Benfica, e a tu per tu col portiere lusitano Henrique, lo salta come un birillo prima di depositare un pallone beffardo in rete: 2-1. Un minuto dopo Kiddle raccoglie con la testa un pallone in area che prima viene parato da Henrique, ma che lo stesso Kiddle ribadisce in rete, ancora di testa. A concludere la serata di gloria ancora lui, Bobby Charlton, che insacca di potenza al volo un cross basso proveniente dalla destra. Il tutto nei tre minuti che vanno dal 97' al 100'. La partita virtualmente finisce qui: 4-1, Busby e il Manchester United finalmente sul tetto d'Europa.
L'emozione adesso coinvolge tutti, in molti piangono, Matt Busby non ha parole, negli occhi il ricordo di una rincorsa lunga 23 anni per giungere a quella sera, con tante soste improvvise e forzate, tante volte in cui Busby aveva quasi gettato la spugna...
E poi ci sono loro: Bent. Byrne, Coleman, Jones, Pegg, Taylor, Whelan ed Edwards. Sì sono lì, li sentono tutti. E se non si vedono, si ripetono i supporters dei Red Devils, è solo perché nel frattempo si sono intimiditi e non vogliono prendersi gli applausi. Ma gli arriveranno lo stesso, perché quella coppa è per loro, gliel'ha portata Busby, che dopo quella sera non allenerà più. Il suo conto col destino, in fin dei conti, è stato saldato.




PER SAPERNE DI PIU':
http://www.storiedicalcio.altervista.org/matt-busby.html
http://www.storiedicalcio.altervista.org/manchester_tragedia_monaco.html
http://www.storiedicalcio.altervista.org/coppa_campioni/coppa_campioni_67_68.html
http://it.wikipedia.org/wiki/Disastro_aereo_di_Monaco_di_Baviera

SITOGRAFIA IMMAGINI E VIDEO:
http://f.ptcdn.info/173/026/000/1417590391-19671968-o.jpg
http://i3.mirror.co.uk/comm-part-test/test-section/article1547948.ece/alternates/s2197/Matt%20Busby,%201968
http://i.telegraph.co.uk/multimedia/archive/00689/sport-graphics-2008_689499a.jpg
http://www.storiedicalcio.altervista.org/images/manchester-united-1952.jpg
https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgxJ1jd4Q3UocGog7Yf_najzaaiSxraNog-h8KYMbkFfUSxxqjYCPF6CLQt9ejEcTdLq-N1RpBCA-abESfpv8y346zHbfghYQ0CviCDrkjAWe-aWKg7TaZFU7OngTf5tn0CaKF4uJGJP2U/s1600/Duncaned.jpg
https://www.youtube.com/watch?v=-wP1Jy2GxIY
http://www.manutd.com/~/media/BB36C869C2E04921885C6277558903AA.ashx?h=311&la=ar-SA&w=240&rgn=165,6,405,315
http://graphics8.nytimes.com/images/2005/11/25/obituaries/26best.1841.jpg
http://i.dailymail.co.uk/i/pix/2011/05/24/article-1390533-039024400000044D-576_634x380.jpg
http://images.fineartamerica.com/images-medium-large/el-beatle-john-hebb.jpg
http://www.ilpallonegonfiato.com/wp-content/uploads/2014/01/eusebius.jpg
http://www.iconicphotogalleries.co.uk/content/thumbnails/00017/01559-mainmedimage.jpg
http://media.tumblr.com/tumblr_m3kjc6XiBk1qa3udn.jpg
https://teamwinning.files.wordpress.com/2011/05/manchester-united-1968-cl1.jpg
https://www.youtube.com/watch?v=BCXQaGGHB4I

Commenti

Post più popolari