Pagellone di fine anno

È il primo giugno, è lunedì e fa caldo. Tutto normale dunque. Ma l'evento che più ci interessa, a noi di "Calcio e dintorni", è che il campionato di Serie A 2014/2015 è giunto al termine. Finalmente, direbbero alcuni. Dannazione, direbbero altri.
Sta per aprirsi un'estate di astinenza calcistica come non ce ne capitavano da tempo. Da quattro anni, in effetti: questa estate non ci saranno né Mondiali, né Europei e neppure quella Confederation Cup, che sembra (?) del tutto inutile ma che, per il malato di calcio medio, è un aperitivo saporito da gustare in attesa dei grandi piatti.
Per cui sarà un'estate di (quasi) totale astinenza: un'estate durante la quale passeremo tutto il tempo a rincorrere notizie sui giornali, a distinguere le bufale dai veri scoop, e tutto quell'insieme di affascinanti fenomeni che vanno tutti uniti sotto il nome di calciomercato.
Tuttavia non è ancora il momento per tutto questo: d'altro canto il campionato è finito soltanto ieri, quindi la nostra mente è ancora proiettata al torneo appena concluso.
E proprio per questo, a conclusione del primo campionato in cui "Calcio e dintorni" è in attività, voglio omaggiare suddetto campionato, e provare a dare un'occhiata globale a ogni squadra, e assegnare un voto alla stagione di ogni compagine di A.
Insomma, voglio divertirmi a stilare un pagellone finale, nel quale darò, oltre al voto, una breve descrizione del campionato della squadra e anche i "premi individuali": due che sono statistici (il calciatore più presente e quello che ha realizzato più gol), uno invece, il Pallone d'oro, sarà semplicemente un parere, del tutto soggettivo, su quale sia stato il miglior calciatore della rosa nell'intera annata.
N.B. Come sapete benissimo, una pagella di fine anno la troverete su ognuno dei migliori quotidiani sportivi. La mia pagella vuole essere ovviamente soltanto uno spunto di riflessione, quasi un gioco. Al quale tutti voi potete partecipare! Se vi va, commentate questo post, e dite tutto quello che vi pare di queste pagelle, anche (e soprattutto!) se siete in completo disaccordo con i voti che ho dato. Sarò pronto per un qualsiasi confronto, anzi sarebbe addirittura gratificante per me uno scambio di opinioni!



IL PAGELLONE DI CALCIO E DINTORNI:

ATALANTA: 5.5 Bergamaschi che si presentano all'avvio privi di due colonne portanti delle precedenti stagioni, ovvero il portiere Consigli e l'esterno sinistro Bonaventura, ma che, come da tradizione della dea, lanciano diversi giovani interessanti fra i quali spicca Zappacosta, l'anno scorso uno dei migliori esterni del campionato cadetto. I risultati sono così così: l'Atalanta infatti stenta a lungo, non riuscendo proprio a esprimere il gioco efficace degli anni scorsi, anche a causa dell'effimero Alejandro Gomez, chiamato a sostituire Bonaventura, che si dimostra solo lontano parente dell'esplosivo Papu che due stagioni fa infiammava il Massimino di Catania; e della sterilità delle punte, in particolare del capitano Denis.
Girone di ritorno invece in crescendo, sia per il provvidenziale innesto di Pinilla (6 gol in 14 partite nel solo girone di ritorno) che rimpolpa le fila di un attacco dal basso feeling con la rete, sia grazie all'avvicendamento in panchina fra Colantuono e Reja, il quale riesce a dare alla squadra maggiore pericolosità, recuperando Denis dal punto di vista delle realizzazioni, senza perdere di vista la stabilità. Alla fine la salvezza arriva in anticipo (più per pochezza degli avversari che per meriti dei bergamaschi), con 37 punti totali che piazzano la squadra al 17° posto.
Calciatore più presente: Sportiello (37)
Cannoniere: Denis (8)
Pallone d'oro: Pinilla

CAGLIARI: Interessante la situazione degli isolani all'alba della stagione 2014/2015: dopo 22 anni di presidenza, con 14 campionati in A e 5 in B e le soddisfazioni di una semifinale di Coppa UEFA (1993-94) e di due semifinali in Coppa Italia (1999-00 e 2004-05); il Cagliari passa dalle mani del cagliaritano Massimo Cellino a quelle del giovane imprenditore Tommaso Giulini. Le intenzioni del quale sono buone, in quanto vuol far partire un progetto basato sui giovani ai quali affiancare le colonne storiche dei rossoblù. Progetto che appare serissimo, visto che viene scelto il migliore allenatore per lavorare coi giovani, ovvero il boemo Zdenĕk Zeman. Peccato che Giulini si fa prendere un po' troppo la mano sulla questine giovani, ingaggiando dei calciatori sì giovanissimi, ma decisamente alle prime armi col calcio italiano e palesemente non pronti per un campionato comunque duro come la Serie A. Sì, ma ci saranno le colonne portanti, quelli che fanno parte da anni del Cagliari e che lo hanno condotto più volte alla salvezza tranquilla.
Ma chi di preciso? Astori, due giorni dopo la presentazione ufficiale della squadra, nella quale Giulini lo ha dichiarato incedibile, va alla Roma; Avramov vede scadere il suo contratto senza proposte di rinnovo; Pinilla (22 gol in due stagioni e mezzo in Sardegna) viene ceduto al Genoa. Solo Sau e Ibarbo restano in Sardegna, col colombiano ceduto però a gennaio alla Roma.
A tutto questo aggiungeteci l'integralismo tattico di Zeman, che ben presto diviene inviso ai senatori (il capitano Conti, Pisano, Rossettini e Cossu), la confusione fatta dalla società sulla guida tecnica della squadra (Zeman esonerato durante la sosta natalizia per affidare la squadra a un altro esordiente in A, Zola, per poi richiamare il boemo a marzo in seguito alle cattive prestazioni della squadra, infine le dimissioni di Zeman con le redini della squadra affidate a Festa quando i giochi erano ormai fatti) e i risultati che, naturalmente, stentano ad arrivare. Risultato? Una stagione pessima, che i tifosi rossoblu vorrebbero dimenticare al più presto, e una retrocessione in B dopo 11 anni consecutivi di permanenza nella massima serie.
Calciatore più presente: Ekdal (33)
Cannoniere: Sau (7)
Pallone d'oro: Ekdal

CESENA: Dopo soli due anni di assenza, riecco i romagnoli in massima serie, raggiunta un po' a sorpresa dopo la vittoria dei play-off della passata stagione in B ai danni del più quotato Latina.
La società fa dell'arte dell'arrangiarsi il suo credo in fase di mercato, affidando a Bisoli, il tecnico della promozione, una squadra non molto dissimile da quella che l'anno precedente aveva ottenuto la promozione. Una squadra che voleva essere un mix di giovani promesse (i prodotti del vivaio juventino Leali e Magnusson, il centrale sloveno Krajnc e il centrocampista Carbonero) e giocatori di esperienza (Perico, Giorgi, Coppola, Lucchini e soprattutto Brienza). Ma soprattutto una squadra che avrebbe dovuto fare dello spirito combattivo la sua arma letale per dare l'assalto alla salvezza, visto che tecnicamente risultava ai blocchi di partenza inferiore a moltissime concorrenti. Lo spirito combattivo e la voglia di giocarsi il tutto per tutto effettivamente non è mai mancata (vedasi ad esempio la partita contro la Juventus, terminata 1-1 ma che i romagnoli avrebbero anche meritato di vincere), purtroppo però questa a volte non basta, e nemmeno Di Carlo, chiamato in corsa a sostituire Bisoli, ha saputo trovare soluzioni in grado di evitare la retrocessione della squadra. Il voto quindi è quello di un campionato effettivamente mediocre, ma che ha decisamente delle attenuanti rispetto al fallimento netto del Cagliari.
Calciatore più presente: Defrel (34)
Cannoniere: Defrel (9)
Pallone d'oro: Defrel e Brienza (ex aequo)

CHIEVO: I gialloblu si affacciano alla loro settima stagione consecutiva in Serie A (oramai presenza fissa del massimo campionato) nel segno della continuità: viene confermato infatti sulla panchina Eugenio Corini, e gran parte dei protagonisti della precedente stagione erano ancora in rosa, Non sono mancate però le novità: in porta due nuovi interpreti, Bardi e Bizzarri, in difesa l'innesto dell'esperto Gamberini, del giovane Biraghi e dell'esordiente Zukanovic, a centrocampo il ritorno di Cofie, l'esperto Izco, il talentuoso ex-rossonero Birsa e Schelotto ad una nuova occasione di rilancio, in attacco invece si punta alla voglia di rivalsa di Maxi Lopez e Meggiorini. L'avvio stentato, complici le scelte infelici di Corini e le prestazioni opache di molti calciatori sul quale il tecnico aveva puntato, costano la panchina al tecnico, sostituito dopo sette giornate dall'ex Catania Maran. Quest'ultimo punta tutto su un marchio di fabbrica dei clivensi, ovvero la solidità difensiva, riuscendo nel suo obbiettivo: a fine anno Bizzarri, che col nuovo allenatore scalza definitivamente il giovane rivale Bardi, risulterà uno dei portieri meno perforati della stagione (il Chievo, con 41 gol subiti, è la quarta miglior difesa del campionato, facendo meglio delle squadre classificatesi in zona Europa League), e la squadra acquisisce maggiori consapevolezze sulla sua effettiva forza. Alla fine arriverà una salvezza tranquilla, ottenuta anche grazie ai gol della bandiera Pellissier e agli spunti di Paloschi, oramai vicino alla definitiva consacrazione. Il 14° posto finale con 43 punti totali sono solo la testimonianza di una stagione da sufficienza piena.
Calciatore più presente: Paloschi (37)
Cannoniere: Paloschi (9)
Pallone d'oro: Bizzarri

EMPOLI: 7 Decisamente la più lieta sorpresa della nostra Serie A: gli azzurri tornano nella massima serie, dalla quale mancavano addirittura dalla stagione 2007-08 (quella in cui non bastarono giocatori come Abate Vannucchi Giacomazzi Eder Marchisio e Giovinco per evitare la retrocessione), e ai nastri di partenza partivano come candidata principale, insieme al Cesena, per la retrocessione. La squadra infatti aveva deciso di continuare sulla propria politica, confermando praticamente in blocco la squadra seconda in B l'anno precedente, aggiungendo ai titolari solo il giovane portiere Sepe, in prestito dal Napoli, e il centrocampista uruguaiano Vecino, in prestito dalla Fiorentina.
Con questo esiguo materiale a disposizione, l'allenatore Sarri riesce a dar vita a un autentico capolavoro: l'Empoli è una squadra che, come naturale, bada prima a non prenderle, ma non per questo rinuncia a giocare, anzi le partite della Sarri-band sono fra le più belle che vanno in scena di giornata in giornata. Una squadra che riesce a salvarsi con larghissimo anticipo, togliendosi anche parecchie soddisfazioni, mettendo al palo squadre come Milan e Napoli, sulla carta nettamente più forti. Tutto questo è frutto di un'organizzazione di gioco quasi perfetta, con spazi occupati in maniera magistrale in campo, che regala tanti punti altrimenti insperati ai toscani, che danno il loro meglio sui calci piazzati. Merito ovviamente dei calciatori, ma soprattutto del tecnico, esordiente in Serie A, Maurizio Sarri, adesso uno dei più apprezzati e corteggiati allenatori del calcio italiano.
Insomma, in un anno in cui si è discusso sull'effettiva utilità di realtà piccole e provinciali nel grande calcio, rispondiamo che se queste realtà sono in grado di fare ciò che ha realizzato l'Empoli, donando una rinascita calcistica a un grande vecchio come Maccarone, ma soprattutto nuovi talenti al calcio italiano come Rugani, Valdifiori e Saponara (assegnare il Pallone d'oro empolese è stato davvero difficile...), allora ben vengano!
Calciatore più presente: Rugani (38)
Cannoniere: Maccarone (10)
Pallone d'oro: Rugani

FIORENTINA: 6.5 I viola si presentano ai blocchi di partenza come la più classica delle outsider, quella squadra che può far saltare il banco in qualsiasi momento. Gli uomini di Montella però ci riescono solo a tratti: il campionato dei toscani infatti è stato all'insegna della discontinuità. Discontinuità sia nei risultati (in particolare nel girone d'andata, dove si alternavano belle vittorie a sconfitte clamorose), ma soprattutto nelle prestazioni dei suoi uomini: esempi notevoli ne troviamo in quantità industriale, in primis Mario Gomez, che poche volte (specie in campionato) è riuscito ad essere il centravanti che la Fiorentina si aspettava, ma anche Neto, prima titolare inamovibile, poi relegato in panchina per beghe contrattuali, salvo poi ritornare in campo e restarci fino alla fine, fra parate strepitose e papere degne dei migliori film di Fantozzi, o anche di Borja Valero, per due anni uno dei migliori centrocampisti del campionato, che quest'anno ha vissuto una stagione con più bassi che alti, per non parlare di Ilicic, oggetto misterioso per quasi tutto l'anno e inviso alla Fiesole, che nelle ultime giornate ha cominciato a segnare con medie degne del Batistuta anni d'oro.
La situazione della rosa viola, ampissima a quindi difficile da gestire, ha fatto letteralmente ammattire Montella, che fra infortuni (Rossi mai avuto a disposizione, Bernardeschi subito out, Babacar che ha concluso anzitempo la stagione, Pizarro continuamente vittima di piccoli acciacchi), calciatori in periodi no e con la testa più ai contratti che al campo (Neto ma anche Aquilani, altro pilastro della Fiorentina negli ultimi anni), ha avuto parecchie attenuanti, ma a volte ci ha messo anche del suo, varando dei turn-over totali e a volte insensati che sono costati parecchie sconfitte cocenti a fine anno (vedasi le partite fra Verona e Cagliari), dando l'impressione che la squadra gli sia sfuggita più volte dalle mani, senza che abbia potuto dargli una organizzazione schematica e ben precisa (a questo proposito si veda anche l'assenza di un vero e proprio rigorista, che ha causato parecchi errori dal dischetti da parte di tutti i viola, rigori che se realizzati avrebbero potuto portare molti punti in più...).
Tuttavia, la Fiorentina a fine anno è riuscita a mantenersi al quarto posto, piazzamento ormai standard dei viola negli ultimi anni (grazie anche ai gol degli innesti invernali Gilardino e Salah), al quale vanno aggiunte una semifinale in Coppa Italia (che stava anche vincendo, prima di subire al ritorno la rimonta della Juventus) e la semifinale di Europa League, dove i viola sono stati presi a pallonate dai futuri campioni del Siviglia. Per questo motivo, reputo la stagione viola pienamente sufficiente (anzi, ho pensato a lungo di assegnare anche un 7, prima di optare per il 6.5).
Calciatori più presenti: Rodriguez (30)
Cannonieri: Ilicic (8)
Pallone d'oro: Salah

GENOA: 7.5 Rossoblu protagonisti del Rinascimento del calcio genovese, che sale sorprendentemente alla ribalta. La squadra, affidata ancora a Giampiero Gasperini, è come al solito tutta nuova, e ha subito la solita rivoluzione di mercato da parte del vulcanico presidente Preziosi: i principali innesti sono gli esterni offensivi Lestienne dal Bruges e Perotti dal Siviglia fresco vincitore dell'Europa League, e la punta Matri dal Milan, ma non sono gli unici: ci sono anche i difensori Izzo e Roncaglia (da Napoli e Fiorentina), l'esterno difensivo Edenilson in prestito dall'Udinese, l'esterno offensivo Iago Falqué e il centravanti Pinilla. Gasperini è bravo a costruire una macchina organizzata e precisa, che va sempre, magari senza strappi esaltanti, ma che riesce a concludere il girone d'andata con 28 punti. A questo punto Preziosi interviene nuovamente sul mercato, acquistando tra gli altri Niang dal Milan, Pavoletti dal Sassuolo e il grande ex Borriello, alla sua terza esperienza sotto la Lanterna; cedendo Pinilla all'Atalanta e la coppia Sturaro-Matri alla Juventus. Una botta incredibile, stravolgere in questa maniera la squadra, invece Gasperini non si scompone: anzi riesce a perfezionare ancora di più il suo Genoa, che scopre nuove risorse negli attaccanti Niang e Pavoletti (un gol ogni 86 minuti in maglia rossoblu per lui), ma soprattutto in uno straordinario Iago Falqué, perfetto esecutore degli assist di Perotti. Alla fine la stagione si rivelerà un trionfo del tutto inaspettato, con 59 punti che proiettano la squadra al sesto posto e a una insperata qualificazione in Europa League (licenza UEFA permettendo). Un'autentica impresa, che consacra soprattutto l'abilità tattica di Gasperini, capace di plasmare questa squadra a sua immagine, e di saperla adattare ogni volta al cambiamento.
Calciatori più presenti: Bertolacci e Kucka (34)
Cannoniere: Iago Falqué (13)
Pallone d'oro: Iago Falqué

INTER: 5 A far da contraltare al Rinascimento genovese c'è la caduta verticale delle milanesi, le cui cadute sono piuttosto rumorose e lasciano violenti strascichi. Cominciamo dall'Inter: la prima stagione interamente marchiata Erick Thohir parte con la stessa guida della precedente stagione, il già da tempo sfiduciato Mazzarri, che prova a costruire una squadra quanto il più possibile vicina alla sua idea di calcio. Quindi ecco gli acquisti di Vidic, ideale per il ruolo di leader difensivo, Medel e M'Vila per dare ancor più muscoli e quantità al centrocampo, relegando la qualità ai soli Kovacic e Hernanes che si alternano in campo, e di Dodò, che può essere il tornante sinistro in grado di fare tutta la fascia e mettere palloni per le punte, Icardi e Palacio con Osvaldo a insidiare il posto a uno dei due. Il gioco latita, ma sarebbe un problema secondario, se i risultati arrivassero: il problema è che la media punti è comunque da bassa classifica (1.45), la difesa è vittima di amnesie ed errori banali che si ripetono con troppa frequenza, e pure l'attacco si dimostra troppo sterile in zona gol (fatta eccezione per Icardi). Arriva quindi il primo colpo di scena: via Mazzarri e dentro Mancini, il tecnico delle prime vittorie nerazzurre del post-Calciopoli, che cambia tutto: niente più 3-5-2, ma un più offensivo 4-2-3-1 che possa dare armoniosità di gioco sulle fasce e tanti palloni per l'attacco. Peccato però che le ali non ci sono (vengono adattati con scarsi risultati Palacio e addirittura Hernanes), e che la squadra diventa troppo sbilanciata per proteggere una difesa, formata adesso dalla coppia Ranocchia-Juan Jesus, di per sé già molto ballerina. Fortuna che c'è il mercato di gennaio: l'Inter è fra le squadre più attive, tanto che riesce a rivestire di nerazzurro Santon e a portare sotto la Madonnina il campione del mondo in carica Podolski e il talento svizzero ex-Bayern Monaco Shaqiri.
Gli acquisti sono di alto profilo, ma tradiscono le attese: per un po' Shaqiri predica nel deserto, prima di declinare anch'egli in prestazioni decisamente non all'altezza delle sua indubbie qualità, mentre Podolski fa chiedere ai tifosi interisti come sia possibile che questo qui sia in squadra con Gotze, Reus, Ozil e Muller. Frattanto la squadra dice addio anche alla Coppa Italia (eliminata ai quarti dal Napoli) e pure all'Europa League, dove viene asfaltata dal Wolfsburg. Solo alla fine avviene un nuovo cambiamento, con Mancini che boccia i nuovi acquisti (voluti fortemente dallo stesso tecnico di Jesi!) Shaqiri e Podolski e vara il 4-3-1-2, con Hernanes e Palacio restituiti alle loro posizioni naturali. Ma il cambiamento è solo di facciata: l'Inter continua a stentare, e i gol del solito Icardi e di un ritrovato Palacio non riescono a rimediare ai disastri compiuti dalla retroguardia, ed è solo per le frenate di altri concorrenti (Sampdoria in primis), che i nerazzurri sono rimasti in corsa fino all'ultimo per un posticino in Europa League. Obbiettivo fallito, naturalmente, come ogni altro traguardo prefissato in corso Vittorio Emanuele; e Inter che non giocherà in nessuna competizione europea, come giusto che sia. E, fin quando non avverrà una vera rifondazione (che senza i soldi dell'Europa appare sempre più improbabile), il copione non si discosterà mai da quello recitato quest'anno.
Calciatore più presente: Handanovic (37)
Cannoniere: Icardi (22)
Pallone d'oro: Icardi

JUVENTUS: 9 Giusto due parole sulla squadra bianconera: partita con lo scossone creato dalle dimissioni rassegnate durante il ritiro pre-campionato dall'ex allenatore Conte, la squadra, guidata adesso da Allegri, è riuscita a non perdere il filo del discorso. Anzi, ha cominciato a prendere coraggio e a improvvisare qualcosa anche quando andava in "tournée" all'estero. Così, oltre ad aver dominato per il quarto anno consecutivo la scena in Serie A, con uno scudetto conquistato addirittura con quattro giornate d'anticipo rispetto al termine del torneo, ha anche conquistato la Coppa Italia in finale con la Lazio, la decima della storia bianconera, e in Europa è riuscita, dopo aver faticato leggermente più del previsto nel girone, a mettere in fila Borussia Dortmund, Monaco e Real Madrid, conquistando la finalissima di Berlino contro il Barcellona. Una stagione stratosferica e impensabile anche per i tifosi più sfegatati, un 9 davvero meritatissimo in questa pagella. Che è ancora in divenire: la Juventus infatti ha tempo fino a sabato sera per ritoccare il suo voto ancora verso l'alto...
Calciatori più presenti: Marchisio e Pereyra (35)
Cannoniere: Tevez (20)
Pallone d'oro: Tevez

LAZIO: 8 La migliore squadra di questo campionato, Juventus a parte: Lazio che partiva quasi da zero, senza particolari richieste per questo campionato, ma che con una campagna di rafforzamento intelligente (che ha portato rinforzi del calibro di De Vrij Basta Parolo e Djordjevic), una buona organizzazione tattica impartita dal nuovo tecnico Pioli (rivelatosi fra i migliori in questa stagione, insieme ai già citati Allegri e Sarri), e i colpi dei suoi migliori giocatori, ovvero Candreva, il capitano Mauri, il campione del mondo in carica Klose e soprattutto l'inaspettata esplosione del brasiliano Felipe Anderson hanno consentito alla Lazio, dopo un iniziale periodo di assestamento in cui i punti raccolti son stati forse meno di quelli sperati, di inanellare una lunga serie di vittorie e risultati utili consecutivi che l'hanno portata, verso i mesi di Aprile e Maggio, a ritrovarsi a ridosso della zona Champions, complici anche le ripetute frenate di Roma e Napoli, candidate sulla carta più attrezzate dei biancocelesti per l'obiettivo europeo. La sconfitta in finale di Coppa Italia patita contro la Juventus (con la Lazio che è stata anche molto sfortunata sul doppio palo di Djordjevic) e quella nel derby di lunedì scorso hanno rischiato di far cadere tutto proprio sul più bello, ma Pioli ha saputo ricompattare la squadra, e ieri al San Paolo si è vista una Lazio che ha tenuto testa al Napoli e ha saputo sfruttare i numerosi spazi e gli ancor più numerosi errori della squadra di Benitez, conquistando meritatamente l'accesso al turno preliminare della prossima Champions League. Chapeau!
Calciatori più presenti: Candreva, Klose e Parolo (34)
Cannoniere: Klose (13)
Pallone d'oro: Felipe Anderson e Candreva (ex aequo)

MILAN: 4.5 Veniamo a una delle maggiori delusioni di questa Serie A, ovvero il Milan. Squadra rossonera che, dopo aver mancato l'accesso alle competizioni europee, decide di ripartire da zero, ma veramente da zero, e affidare la panchina al tecnico della Primavera, Inzaghi. Che vuole giocare col 4-3-3, quindi c'è bisogno di ali. Dunque ecco Menez, ingaggiato a parametro zero dal Paris Saint-Germain insieme al difensore centrale Alex. Tuttavia non viene riscattata un'altra ala che aveva giocato gli ultimi sei mesi proprio in maglia rossonera, Taarabt. Si cerca poi un'altra ala: dopo un lungo corteggiamento, vano, a Cerci, il Milan ripiega sull'atalantino Bonaventura. La squadra viene completata dai portieri Agazzi e Diego Lopez dal Real Madrid; dal terzino Armero dall'Udinese e dai prestiti di Van Ginkel e del centravanti ex Chelsea e Liverpool Fernando Torres, alla ricerca del rilancio dopo anni in chiaroscuro, e fiducioso che le cure di Inzaghi, ex centravanti fra i più prolifici di sempre, sappiano recuperarlo.
Peccato che Inzaghi abbia d'improvviso deciso di giocare con Menez nel ruolo di centravanti, e non con un classico numero 9 come lo è appunto Torres, mettendo all'ala due fra Honda, Bonaventura ed El Shaarawy. La stagione inizia bene, poi il giocattolo si rompe: il Milan entra in un vortice quasi infinito di sconfitte, cattive prestazioni e figuracce, tanto da inimicarsi addirittura la tifoseria, che comincia a disinnamorarsi del Milan. Nemmeno il sontuoso mercato di gennaio, che ha vestito di rossonero Antonelli, Paletta, Bocchetti, Suso, il tanto rincorso Cerci (rivelatosi anch'egli una vera delusione) e il centravanti della Roma Destro riescono a risollevare le sorti del Milan, decisamente privo di un'idea tattica da seguire, privo di un gioco che possa servire le punte (così, mentre Destro stenta in rossonero, al Vicente Calderon di Madrid Torres, nel frattempo tornato ai colchoneros, segna gol con una buona regolarità), e metterle così nelle condizioni di rendere al meglio. Così è passato un altro anno, uguale al precedente se non peggiore del precedente, al termine del quale il Milan, fra colpe della società che non investe (o non ha più la forza di investire) come un tempo, un allenatore messo lì quando non era palesemente pronto, e calciatori che, eccetto Bonaventura, Diego Lopez, Antonelli e un El Shaarawy in salute (questo è il problema) non sono affatto da Milan, chiude al decimo posto con la miseria di 52 punti, solo quindici in più dell'Atalanta ultima fra le squadre rimaste in Serie A, e una nuova estate di accuse fra le parti per individuare i colpevoli, allenatori cacciati e sottoposti alla gogna pubblica e proclami trionfalistici ai tifosi il più delle volte basati sul nulla. Perché, come si dice dalle mie parti, "senza denari non si cantano messe": e al Milan pare non lo vogliano capire.
Calciatore più presente: Bonaventura (34)
Cannoniere: Menez (16)
Pallone d'oro: Bonaventura

NAPOLI: 4.5 L'altra grande delusione dell'annata è proprio la squadra di Benitez, dalla quale ci si aspettava molto (ma molto) di più di quanto non abbia effettivamente (e meritatamente) raccolto.
Ma andiamo con ordine: il Napoli chiude il precedente campionato al terzo posto, con la quinta Coppa Italia della sua storia in bacheca e un preliminare di Champions conquistato da giocare ad agosto. Non solo: la società è anche una delle più sane dal punto di vista economico di tutta la Serie A, e quindi ha la forza di poter rinforzare la sua già fortissima squadra (soprattutto dalla cintola in su) per poter effettivamente contendere alla Juventus e alla Roma il titolo di Campione d'Italia.
Questo ciò che avrebbe dovuto essere, veniamo adesso a cosa è stato: il mercato azzurro si è concluso con l'acquisto per la difesa di Koulibaly, giovane promettente difensore del Genk, l'innesto a centrocampo di David Lopez dall'Espanyol, oltre al ritorno alla base di Gargano, e gli acquisti sulla trequarti del nazionale olandese De Guzman e dell'attaccante ex Swansea e Rayo Vallecano Michu. Sul fronte cessioni vanno via Reina, direzione Bayern Monaco, con la società che punta tutto sul giovane brasiliano Rafael reduce dalla rottura del LCA; Fernandez, finalista perdente ai mondiali brasiliani, che si accorda con lo Swansea; Behrami che invece si trasferisce all'Amburgo e la coppia Dzemaili-Pandev che approda alla corte di Prandelli al Galatasaray. Tutto qui? Sì tutto qui. Logico che il Napoli lascia la lotta scudetto alla coppia Juve-Roma: non è assolutamente attrezzato per poter competere per qualcosa che vada oltre il terzo posto. Inoltre ad agosto arriva la prima delusione, con l'Athletic Bilbao che elimina gli azzurri e lo relega alla meno blasonata Europa League.
Ma torniamo al campionato, dove la situazione è tutt'altro che felice: il Napoli infatti zoppica troppo, e passa da vittorie esaltanti (contro Roma e Fiorentina) a sconfitte che rasentano il ridicolo contro squadre sulla carta decisamente inferiori alla compagine partenopea in un batter d'occhio. Al giro di boa quindi il titolo è completamente andato, e forse anche il secondo posto. Che all'improvviso diviene di nuovo accessibile: la Roma d'un tratto ha perso la magia e ha una frenata bruschissima, mentre il Napoli a inizio 2015, sull'onda dell'entusiasmo della Supercoppa conquistata a Doha, sembra andare a mille. Basterebbe rinforzarsi per bene nei ruoli scoperti per avere enormi chances di successo: è quindi con molta logica (perdonate il sarcasmo) che dal mercato arrivano l'ennesimo attaccante, l'ottimo Gabbiadini, e un terzino sinistro, Strinic, rimpiazzo numerico di Ghoulam impegnato per la Coppa d'Africa. Altra occasione sprecata dunque, ma il Napoli prosegue il suo cammino. Fino al 14 febbraio, quando perde 3-1 col Palermo. Da lì in poi è tutta un'amarezza infinita per i tifosi del Napoli, e un inseguirsi di nuove possibilità, di partite decisive, di momenti topici in cui la squadra viene puntualmente meno. È un ritornello che si ripeterà sempre, non solo in campionato, ma anche in Coppa Italia (semifinale casalinga persa contro la Lazio), o in Europa League, dove addirittura il Napoli riesce a farsi eliminare in semifinale dal Dnipro, squadra sulla carta nettamente inferiore rispetto agli azzurri. E il ritornello si è ripetuto fino a ieri, ultimissima di campionato: con una vittoria il Napoli sarebbe comunque terzo, nonostante tutto. Niente da fare, primo tempo che termina sul 2-0 laziale. Ma nella ripresa pare che accade qualcosa: 2-2 Napoli, che è anche con un uomo in più e può realmente farcela! Poi ecco che si ritorna alla normalità: Ghoulam si fa espellere ingenuamente, Higuain spara in curva B il rigore del 3-2, e due orrori difensivi regalano a Onazi e Klose i gol del definitivo 2-4, che condanna il Napoli a un deludentissimo quinto posto.
Il voto quindi è quello da fallimento puro: c'è quel mezzo punto in più solo perché il Napoli ha comunque conquistato un trofeo e una semifinale europea. Mero palliativo però, perché il risultato non cambia: stagione fallimentare, in molti stanno andando via, e tutto al Napoli è da rifondare. Chissà con che basi però...
Calciatore più presente: Callejon (38)
Cannoniere: Higuain (18)
Pallone d'oro: Higuain

PALERMO: 6.5 Il Palermo ritorna in Serie A dopo un solo anno in cadetteria, e riconferma la sua guida tecnica, quel Giuseppe Iachini
che finora ha avuto ben poca fortuna in massima serie, e riconferma buona parte degli artefici della promozione: dell'undici titolare, schierato con un classico 3-5-2, cambiano il centrale difensivo, ruolo nel quale viene acquistato il costaricano Gonzalez, reduce da un buon mondiale in Brasile, a un centrocampista, ruolo per il quale viene scelto l'esperto Rigoni. Ma soprattutto, c'è un ribaltone in attacco: assieme al trequartista italo-argentino Vazquez non c'è più l'uruguaiano Hernandez, ceduto all'Hull City, e nemmeno il promettente ariete dell'Under 21 Belotti, ma l'argentino Dybala. La scelta di Iachini si rivelerà azzeccatissima: Dybala, dopo anni in chiaroscuro in maglia rosanero, finalmente esplode e forma con Vazquez una coppia d'attacco formidabile, in grado di dar grattacapi a qualsiasi difesa, specie al Barbera, dove il Palermo raccoglie la gran parte dei punti salvezza. Trascinata dai suoi efficacissimi attaccanti (13 gol per Dybala, 10 per Vazquez), dai gol occasionali di Rigoni, Quaison, Belotti e Barreto, oltre che da una fase difensiva ben svolta da tutta la squadra, che garantisce quindi pochi pericoli per l'esperto portiere Sorrentino, il Palermo approda facilmente a una salvezza che, a vedere in campo la squadra rosanero, sembrava decisamente scontata. Insomma, un campionato che ha dato risultati oltre le aspettative, per cui il voto è più che sufficiente.
Calciatore più presente: Belotti (38)
Cannoniere: Dybala (13)
Pallone d'oro: Dybala

PARMA: 5 Cosa dire del Parma? Purtroppo parlare solo ed esclusivamente di calcio in questo caso non è possibile, vista la vicenda a tinte fosche che ha avvolto questa squadra per tutto l'arco dello scorso campionato. Fin quando c'è stato solo il campo, il Parma era una squadra che si era certo indebolita rispetto all'anno precedente, quando seppe qualificarsi all'Europa League, che fu negata per il mancato pagamento dell'IRPEF. A giugno sembrava l'ennesima assurda fiscalità del'UEFA, invece era il primo segno di un equilibro che stava per spezzarsi. E che si spezzò anche in campo, dove una squadra con una rosa più che sufficiente per salvarsi prendeva schiaffi da tutte e scivolava giù in classifica. Poi entrarono in campo i tribunali, e tutta quella storia che conoscete benissimo, senza bisogno che io ve ne parli ulteriormente.
Ma un voto, in questo pagellone bisogna darlo: che si fa allora? Ho deciso di fare una media degli aspetti che hanno condizionato il Parma in questa stagione: alla società e alla prima metà di campionato do un 3; mentre alla seconda metà del campionato, ai calciatori e all'attaccamento alla maglia e al senso del dovere manifestato ogni volta in campo, do un 7. La media dà il 5 che ho assegnato al Parma, e con questo voto il Parma saluta la Serie A, andando incontro al suo destino. Che solo nella migliore delle ipotesi sarà la B.
Calciatori più presenti: Mirante, Gobbi e Mauri (34)
Cannonieri: Cassano (5)
Pallone d'oro: Mauri

ROMA: 5.5 Eccoci dunque alla Roma, la squadra più attiva nel mercato estivo, necessario per accorciare il gap che la separa dalla Juventus e puntare con decisione allo scudetto. Sabatini porta in dotazione al confermatissimo Garcia Astori, Yanga-Mbiwa, Manolas e Holebas in difesa, lo svincolato Keità a centrocampo e Iturbe, il colpo più costoso dell'intero calciomercato italiano, per rimpolpare l'attacco.
La partenza dei giallorossi è fulminante: nelle prima cinque giornate la Roma è a punteggio pieno, e solo il contestatissimo match dello Juventus Stadium, vinto dai bianconeri 3-2, sancirà il primo accenno di fuga bianconera. Che però non preoccupa a casa Roma, tanto che Garcia dirà a mezzo stampa di essere convinto che, alla fine, il tricolore sarà proprio dei giallorossi. Dichiarazioni esagerate? Forse, ma all'inizio sembra aver ragione il tecnico francese: la Juventus non riuscirà mai a scappare del tutto, anzi la Roma si avvicinerà ancora altre volte, addirittura appaiandosi nuovamente in testa dopo la sconfitta bianconera col Genoa. Poi però in Champions la Roma ne prende 7 all'Olimpico dal fortissimo Bayern Monaco di Guardiola. Una squadra fortissima, e quindi una sconfitta che può starci, senza dubbio: ma nei fatti quel 7-1 è una batosta psicologica molto più dura di quanto non sembri in un primo momento, e la Roma pian piano diventa irriconoscibile: il bel calcio che aveva impressionato tutti la passata stagione è solo un lontano ricordo, e la Roma continua a perdere colpi su ogni fronte: in Champions chiude il girone alle spalle del Bayern e del City, retrocedendo in Europa League dove, dopo aver eliminato gli olandesi del Feyenoord, vengono eliminati dalla Fiorentina, giustiziere della Roma anche ai quarti di finale di Coppa Italia, mentre in campionato la Juventus è ormai andata via, anzi la Roma deve guardarsi dal Napoli e dalla Lazio, che ha preso nello stesso periodo a guadagnare terreno fino ad essere addirittura sorpassata dai biancocelesti. Roma che, da quel momento, comincia di nuovo a ingranare, grazie alle vittorie contro Sassuolo, Genoa e Udinese, e a riappropriarsi del secondo posto, blindato poi dalla vittoria nel derby della scorsa settimana.
Insomma, una stagione in cui la Roma ha fatto solo il minimo sindacale, rischiando per lunghi tratti di non ottenere nemmeno quello. Una stagione dunque a tratti mediocre, ma che nonostante tutto l'ha consacrata ancora come seconda forza del campionato italiano. Ma per superare questa Juve c'è bisogni di giocare un campionato intero, non metà...
Calciatori più presenti: De Sanctis, Florenzi e Nainggolan (35)
Cannonieri: Ljajic e Totti (8)
Pallone d'oro: Florenzi

SAMPDORIA: 7 L'altra protagonista del Rinascimento genovese è appunto la nuova Sampdoria di Mihajlovic e del simpaticissimo presidente Ferrero. Due personalità agli antipodi, apparentemente, ma che hanno trovato nell'altro il partner ideale per lavorare al meglio, e nella città di Genova e nella tifoseria blucerchiata l'ambiente ideale affinché questo sodalizio desse i suoi frutti.
Il voto, 7, è la media fra le due metà del campionato: perché la Sampdoria ha giocato un campionato a due facce. La prima faccia è da 8 in pagella, ed è la Sampdoria di inizio stagione, che aveva trovato l'alchimia perfetta: il 4-3-3 di Mihajlovic funzionava alla perfezione e, nonostante l'assenza di grandi nomi, garantiva l'equilibrio necessario per far sì che il portiere, Viviano oppure Romero durante l'arco temporale in cui il primo era infortunato, non subisse troppi gol, grazie a un centrocampo che abbinava la quantità di Palombo e Obiang e la qualità garantita dagli inserimenti di Soriano, ma che soprattutto riforniva di tanti palloni il tridente, nel quale la punta centrale, Okaka, faceva il lavoro sporco e creava gli spazi nei quali Eder e Gabbiadini andavano a nozze. Con questa squadra, e il clima leggero, quasi da paese dei balocchi, che il vulcanico Ferrero aveva contribuito a creare con i suoi atteggiamenti esagerati e le sue interviste sopra le righe, Mihajlovic poteva lavorare al meglio e trarre il massimo dalla sua rosa.
L'altra faccia della medaglia è quella della Samp versione girone di ritorno, la quale era ormai in ballo per qualcosa di grosso e sotto i riflettori del grande calcio. Riflettori che vogliono dire anche mettere sotto pressione una squadra che si trovava a lottare per un qualcosa di più grande di lei. Questo, oltre che un rallentamento fisiologico e la cessione del miglior bomber della squadra, Gabbiadini, rimpiazzato da Muriel ed Eto'o che non hanno saputo sostituirlo degnamente dal punto di vista realizzativo, oltre al fatto di essere incompatibili col 4-3-3 tutto sacrificio di Mihajlovic, hanno contribuito a una frenata abbastanza brusca dei blucerchiati, che hanno chiuso il campionato al settimo posto con 56 punti, fuori da un'Europa League che, se avessero continuato a mantenere il ritmo della prima parte di campionato, sarebbe stata scontata per gli uomini di Mihajlovic.
Nonostante questo, quello della Sampdoria è stato comunque un campionato ben al di sopra delle attese della vigilia.
Calciatore più presente: Palombo (36)
Cannoniere: Eder
Pallone d'oro: Gabbiadini


SASSUOLO: 6 Sì, forse sono stato un po' severo con la squadra di Di Francesco, confrontando il voto dato al Sassuolo con quello di altre squadre (ad esempio il Palermo). Ma la mia severità è dovuta all'enorme ammirazione che nutro nei confronti dei neroverdi emiliani. Una rosa giovane, quasi completamente italiana, che gioca a calcio e prova a imporre il suo gioco nonostante sia una provinciale, e ha condotto una campagna di rafforzamento sontuosa: innanzitutto ha acquistato il portiere ex Atalanta Consigli, poi dal Genoa ha acquisito il terzino croato, rivelazione lo scorso anno, Vrsaljko, mentre sull'altra fascia il rinforzo è l'esperto ex-Juventus Peluso, e per il centrocampo si assicura il giovane, ma che già da anni bazzica la Serie A, Taider dall'Inter. Ma soprattutto riesce a trattenere il suo giovane tridente delle meraviglie: Sansone-Zaza (centravanti della nuova Italia targata Conte)-Berardi. La squadra, dopo l'ormai tradizionale 7-0 subito dall'Inter, si dimostra molto più solida, difensivamente parlando, rispetto allo scorso anno, e pian piano inizia la sua marcia verso la salvezza tranquilla, il dichiarato obbiettivo stagionale, raggiungendola praticamente già a Febbraio. Stagione quindi da sufficienza piena, anzi forse pure qualcosa in più, specie se la paragoniamo alla passata stagione, quella dell'esordio in A, conclusasi con una salvezza strappata all'ultima giornata.
Eppure, il mio voto è solo 6, e voglio motivarlo: sono effettivamente deluso dal Sassuolo, una squadra che seguo con piacere, e che mi sembra il classico studente bravo, ma che non si applica. Sì, perché il Sassuolo, a mio onesto parere, si è accontentato troppo presto della salvezza tranquilla, e per un periodo si è quasi adagiato sugli allori. Un errore imperdonabile per me, visto che il Sassuolo ha una rosa e un potenziale da parte sinistra della classifica, che avrebbe potuto aspirare alla lotta Europa League. Magari l'avrebbe persa, ma perlomeno il Sassuolo avrebbe fatto ciò che era nelle sue corde. Invece la classifica dice 49 punti e dodicesimo posto in classifica. Una sufficienza striminzita per me, se fossi un docente. Ed è questo il voto che do al Sassuolo, una sufficienza e nulla più.
Calciatori più presenti: Consigli e Sansone (35)
Cannoniere: Berardi (15)
Pallone d'oro: Berardi

TORINO: 6 Eccoci qui ai granata, la squadra che ha beneficiato delle inadempienze emiliane e si è qualificata al posto del Parma in Europa League. Ai nastri di partenza quindi la squadra si presenta comunque come candidata alla salvezza, con possibilità ridotte di ripetere il piazzamento europeo del campionato precedente. Le motivazioni sono legate principalmente al mercato: la coppia gol che trascinò il Toro in Europa infatti non c'è più: Immobile infatti è passato alla corte di Klopp al Borussia Dortmund, mentre Cerci approda a Madrid, sponda Atletico, sotto gli ordini di Simeone. A Ventura restano i sostituti, ovvero il trentunenne Quagliarella, ex vivaio granata, che arriva dai rivali della Juventus, e Amauri, proveniente dal Parma. Il Torino, nettamente indebolito dal punto di vista tecnico, soffre e non poco a inizio campionato: i granata segnano pochissimo, tanto che il miglior realizzatore per lungo tempo sarà il capitano Glik, di professione difensore centrale con licenza di andare a saltare in area avversaria in caso di calcio piazzato. Le cose vanno decisamente meglio nel girone di ritorno, quando con l'acquisto della punta Maxi Lopez dal Chievo il Toro diventa decisamente più pericoloso, e risale velocemente la classifica, fino a portarsi nelle posizioni medio alte di classifica, con vista sulla zona Europa League, competizione che i granata hanno onorato al massimo, uscendo sconfitti solo agli ottavi di finale per mano dello Zenit San Pietroburgo.
Zona Europa League che però non viene centrata: le genovesi avevano accumulato troppo terreno, inoltre il Torino verso la fine del torneo è andato in contro a troppe uscite a vuoto (vedasi la sfida casalinga contro l'Empoli). Un campionato sufficiente dunque - che i tifosi granata ricorderanno sempre con piacere sia per l'avventura europea che per il ritorno alla vittoria nel derby della Mole - nel quale la squadra granata difficilmente avrebbe potuto fare di più.
Calciatore più presente: Moretti (35)
Cannoniere: Quagliarella (13)
Pallone d'oro: Glik

UDINESE: 5.5 Conclusasi l'era Guidolin, i Pozzo decidono di voltare completamente pagina, e affidano la squadra al giovane allenatore ex Inter Stramaccioni. L'obbiettivo minimo, quello della salvezza, viene raggiunto agevolmente. Però anche qui, come nel caso dell'Atalanta, sembra che l'Udinese sia salva più per demeriti altrui che per meriti propri: poche volte infatti, anzi quasi mai abbiamo visto l'Udinese padrona della partita, in grado di impartire gioco e di far arrivare tanti palloni alle punte. Tanto che, se una di queste non fosse quell'eterno fuoriclasse che risponde al nome di Totò Di Natale, difficilmente alcune partite l'Udinese avrebbe riuscito a far proprie. Insomma, al Friuli si son visti troppe volte più calci che calcio, e ciò è dovuto soprattutto alle scelte del tecnico, che troppo spesso ha sacrificato la qualità del gioco, e gli uomini che con una giocata avrebbero potuto creare più occasioni da gol, in virtù di un equilibrio e di uomini di pura e semplice quantità, ma poco inclini a proporre gioco. Insomma, la categoria è stata mantenuta, ma l'esperienza Stramaccioni è stata di una noia mortale, e ha assunto i contorni di un fiasco colossale, Non a caso, pare che su Stranaccioni siano scorrendo i titoli di coda, e che si stia sondando il terreno per Colantuono.
Provaci ancora, Strama...
Calciatore più presente: Karnezis (37)
Cannoniere: Di Natale (14)
Pallone d'oro: Di Natale

VERONA: 6 A inizio anno, si sapeva che la stagione che stava per iniziare sarebbe stata molto dura per Mandorlini: via Jorginho, via Romulo, via Iturbe: ovvero, tre giocatori chiave negli schemi di Mandorlini, sostituiti solo fino a un certo punto dai vari Christodoulopoulos, Obbadi e Tachtsidis. In più, il mercato ha portato al Verona due calciatori ormai sul viale del tramonto, due figurine del tempo che furono: ovvero Marquez, capitano del Messico ai mondiali brasiliani ed ex Barcellona, e Saviola, con un passato anch'egli in Catalogna, oltre che al Real. Insomma, un gran giocatore, ma che nel 4-3-3 di Mandorlini c'entra come il cavolo a merenda. E infatti il Verona a inizio anno stenta parecchio, trovandosi presto invischiato nella lotta per non retrocedere, nonostante la rosa sia assolutamente in grado di salvarsi. Solo che il Verona ha spesso perso il filo conduttore del gioco, a volte rinunciando direttamente a farlo, e producendo solo lanci lunghi a saltare il centrocampo, completamente schiacciato sulla linea difensiva, a cercare direttamente la punta centrale che, poverina, deve fare principalmente a sportellate per difendere questi pochi palloni sporchi che riceve. Eppure, non appena questa punta ha un pallone appena appena giocabile, questa il gol lo fa...
La svolta si ha direttamente nel girone di ritorno, quando finalmente gli infortunati cronici Obbadi, Sala e Jankovic ritornano a disposizione, e finalmente il Verona ha i giocatori che gli occorrono per fare il suo gioco. Che beninteso non è mai spumeggiante, ma almeno è un gioco tale da permettere un buon numero di cross per la punta centrale. Che, non ve l'ho detto ancora, è un ragazzino di 38 anni che i gol li sapeva fare, e quest'anno ha dimostrato di non aver mai dimenticato come si fanno: l'IMMORTALE Luca Toni.
Calciatore più presente: Toni (38)
Cannoniere: Toni (22)
Pallone d'oro: Toni




IMMAGINI E VIDEO:
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https://www.youtube.com/watch?v=hBoO0y8oPJo

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