Non è vera gioia se non condivisa: Genoa-Napoli del 10/06/2007

Faccio partire questo nuovo post da una citazione tratta dal film "Into the Wild" di Sean Penn. Una frase che rappresenta il cardine della socialità, dello stare insieme. Che vuol dire condividere con gli altri tutto ciò che ci accade, e ci condiziona in un certo senso. Soprattutto le gioie, che quando condivise prendono un sapore diverso, più dolce.
È curioso che, nel film, a pronunciata sia stato proprio il protagonista della storia, Christopher McCandless, il giovane proveniente da una famiglia benestante che appena laureatosi decise di abbandonare famiglia, amici, stabilità e tutto ciò che comporta la moderna civilizzazione per inseguire il suo sogno di vivere allo stato di natura nelle terre selvagge. Farlo gli provocò una gioia immensa che però rimase fine a sé stessa, poiché non aveva nessuno a cui poterla esprimere. Nessuno, eccetto il suo diario, sul quale trascrisse appunto che "la felicità è autentica solo se condivisa".
Lo sport però segue tutt'altra logica, per la quale la condivisione della gioia fra due contendenti non è possibile: c'è solo uno dei due avversari a gioire, quello che alla fine riesce a raggiungere la vittoria. E per gli altri, se tutto va bene, solo gli applausi di gratificazione, che però non tolgono di bocca l'amarezza della sconfitta. È il vecchio e immutabile principio del mors tua, vita mea. O se preferite è quella che gli 883 chiamavano La dura legge del gol. Nello sport, e nel calcio in particolare, è sempre stato così.
Poi arrivò il 10 giugno 2007.

È una domenica di fine primavera, in cui fa caldo e la gente cominciava ad andare al mare. In questa giornata però si chiudeva definitivamente un'avventura lunghissima, per molti tratti unica, che addirittura era iniziata a settembre dell'anno precedente. Ovviamente parlo del campionato di Serie B, un'edizione irripetibile della serie cadetta.
E il 10 giugno si giocava la giornata numero 42. Undici partite in programma, come sempre. Fra queste ne spicca ovviamente una. A Marassi c'è Genoa- Napoli.
I rossoblu e gli azzurri hanno moltissimo in comune: entrambe neopromosse dalla Serie C1, un campionato nel quale erano sprofondate per motivi che poco riguardavano il campo da calcio: i debiti e l'onta del fallimento fecero sparire il Napoli dal grande calcio nel 2004, quando la nuova società guidata dal presidente De Laurentiis sorse dalle ceneri del fallimento e si iscrisse al terzo campionato nazionale; una valigetta misteriosa dal ricco contenuto (250000 €) con la finalità di "aggiustare" una partita a favore della squadra rossoblu valida per la promozione in A dei genovesi condannò invece il Genoa, la società più antica d'Italia, all'incubo della Serie C1.
Entrambe le squadre però ne erano uscite, approdando in Serie B, e anzi risultando sulla carta le maggiori indiziate per la corsa promozione in massima serie 2006/2007. Almeno inizialmente...
Infatti le cose poi cambiano: siamo pur sempre nell'estate 2006, quella del quarto titolo mondiale dell'Italia, ma anche quello dell'inchiesta Calciopoli. Che per la nostra storia ha un ruolo importantissimo, dato che gli effetti di un'estate bollente passata fra intercettazioni telefoniche e processi furono molteplici, ma di certo nessuno paragonabile alla retrocessione in Serie B della Juventus.
Il che per Napoli, Genoa e tutte le altre vuol dire un posto buono per la A in meno, visto che la Juventus è un avversario imbattibile per le compagini della serie cadetta, avendo comunque fra le sue fila i campioni del mondo Buffon, Camoranesi e Del Piero, oltre ad altri campionissimi come Nedved e Trezeguet. Le previsioni si rivelano esatte: la Juventus vola via molto presto, agguantando con tre giornate di anticipo la matematica promozione nella massima serie, nonostante i punti di penalizzazione che si ritrovava in classifica.
Dietro ai bianconeri ci sono, come da pronostico, Napoli e Genoa, che si contendono il secondo posto. Il cui raggiungimento è cruciale: solo il secondo posto infatti assicurerebbe la promozione diretta, mentre la terza classificata rimarrebbe impelagata nella corsa play-off insieme alle squadre classificatesi fra il quarto e il sesto posto. Insomma, dopo 42 partite tutto potrebbe essere clamorosamente riscritto in due/quattro partite di spareggi, e una fra Piacenza, Rimini e Brescia potrebbe, all'ultima curva, beffare in maniera clamorosa una delle due strafavorite Napoli e Genoa.
Ecco perché la partita, in scena allo stadio Luigi Ferraris di Genova, è una di quelle da non sbagliare per nessun motivo al mondo per le due squadre in campo: una sola gioirà per la promozione, mentre l'altra sprofonderà nell'incubo play-off, e prolungherà ancora l'agonia. E non è un'esagerazione: i play-off sono un vero e proprio limbo nel quale gravitano le squadre, attendendo il proprio destino, consapevoli che quanto dimostrato fino ad allora non conta praticamente nulla. Lo sanno bene entrambe le squadre: il Genoa, che ha ottenuto la promozione in B l'anno precedente proprio attraverso i play-off, in quanto chiusero il campionato alle spalle dello Spezia, e anche il Napoli, che vide sfumare nella finale play-off del Partenio due anni prima la promozione in B, costringendo la gloriosa squadra azzurra e la sua calorosissima tifoseria a un altro anno di purgatorio.
Prima del fischio di inizio di Rocchi, la classifica vedeva gli ospiti al secondo posto con 78 punti, uno in più del Genoa al terzo posto. Dunque un pareggio, per gli uomini di Reja, andrebbe più che bene, in quanto li riconfermerebbe al secondo posto; mentre il grifone deve per forza vincere per sperare nel sorpasso.
Una sola squadra uscirà da Marassi vittoriosa, in un modo o nell'altro.
O forse no?

Perché effettivamente esiste un'altra ipotesi: al Garilli di Piacenza infatti si gioca il match fra i padroni di casa, che si trovano al quarto posto con 67 punti, e la Triestina, che di punti ne ha solo 47 e naviga nei bassifondi. Una partita che gli uomini di Iachini dovrebbero vincere agevolmente, ma nel caso ciò non avvenisse un pari al Marassi qualificherebbe automaticamente in A anche il Genoa, in quanto fra la terza e la quarta classificata esiste un divario, pari a 10 punti, tale che i play-off non vengano più disputati.
Alle 16:00 quindi si aprono le ostilità, con gli occhi a Marassi ma le orecchie sulle radioline sintonizzate sulla partita del Garilli, che non solo per i tifosi genoani, ma anche per quelli del Rimini e del Brescia, adesso è l'ombelico del mondo.
L'avvio è adrenalinico: Montervino avvia l'azione, Calaiò la rifinisce con un cross per la testa di Sosa, che impatta bene di testa ma spedisce il pallone sulla traversa, a Rubinho battuto. Poco dopo anche Calaiò spedisce di poco fuori, mentre sugli spalti cala il gelo: Degano ha appena portato in vantaggio il Piacenza, che adesso ha 70 punti, solo 8 meno del Genoa, costretto ai play-off.
Il Genoa si scuote e si fa vedere quindi, prima con Leon direttamente su punizione, poi De Rosa, sugli sviluppi di un calcio di punizione, devia il pallone in un'affollatissima e confusionaria area di rigore azzurra, ma il legno gli nega la gioia del gol.
La ripresa inizia con lo stesso andazzo del primo tempo, con Leon e Di Vaio che impegnano Iezzo, mentre da Piacenza non arrivano notizie. Nel frattempo il Napoli prende le misure al Genoa, rispondendo con il contropiede, e solo un provvidenziale Rubinho nega il gol al solito Sosa. La partita procede stancamente, senza altre emozioni, fino al 65', quando Marassi trema per il boato delle curve: Riccardo Allegretti, milanese classe 1978, con una buona carriera in cadetteria e qualche comparsata in A con Como, Modena e Chievo, batte un calcio di punizione, della cui esecuzione è uno specialista: dal suo destro parte una traiettoria che lascia di stucco Coppola, portiere degli emiliani, e porta la Triestina sull'1-1. Un punto che fa bene ai rossoalabardati, che vuol dire salvezza senza passare dai play-out, ma che ancor di più significa per Genoa e Napoli, che vedono sempre più vicina la Serie A.
Ma c'è ancora da giocare: a Di Vaio, Leon e Greco Gasperini aggiunge Adailton, per tentare il forcing finale, ma tutto ciò comporta pochi affanni a Iezzo.
Anche perché i giocatori cominciano a capire che no, non c'è bisogno di farsi male per il momento...
La partita a Genova va praticamente in stand.by: la testa è solo al Garilli, dove il Piacenza cerca disperatamente il gol del 2-1 che le garantirebbe un'ulteriore chance. ma nulla riesce a impensierire il portiere rossoalabardato.
Sono le 17.45 circa, quando a Piacenza l'arbitro fischia la fine: 1-1, Napoli e Genoa sono entrambe promosse direttamente in A.

La festa parte sfrenata anche al Ferraris: calciatori di entrambe le squadre si abbracciano fra di loro, felici come bambini, mentre numerosi tifosi in festa riescono a scendere in campo per portare in trionfo i loro beniamini. E poco importa se l'arbitro Rocchi, con una fiscalità decisamente fuori luogo, ordina la ripresa del gioco poichè i sei minuti di recupero più inutili di sempre non sono ancora terminati. Anche le scene dei magazzinieri che devono raccattare il più in fretta possibile qualcosa che sia almeno simile a una divisa da gioco da far indossare ai calciatori già in mutande e bagnati di gavettoni sono, oltre che oggettivamente spassose, storiche.
Perché quella del 10 giugno è una festa che, nel calcio, non ha precedenti, e forse non avrà eguali, per e modalità in cui è arrivata. Quella del Marassi è una festa totale, è una medaglia con una sola faccia, quella gioiosa e festante che hanno sia De Laurentiis che Preziosi, sia Gasperini che Reja, sia gli azzurri che i genoani, tifoserie già unite da uno storico gemellaggio che quel pomeriggio venne ancor di più rinforzato. E anche ad un occhio esterno e neutrale, quella festa risulterà sempre unica, speciale, più bella delle altre.
D'altronde ce lo disse anche McCandless: "la felicità è autentica solo se condivisa".

IMMAGINI E VIDEO:
https://www.youtube.com/watch?v=F4Pq8q4QVug
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