Tutto è perduto, fuorché l'onore

Questa foto è stata scattata al minuto numero 60 della partita fra Parma e Juventus, valida per la 30ª giornata di Serie A. Essa rappresenta il pallone, precedentemente calciato da José Mauri, calciatore italo-argentino classe 1996 in forza ai crociati, che si infila nella porta alle spalle di Storari, portiere della Vecchia Signora. È il gol che sblocca il punteggio, portandolo sull'1-0 per i ducali. Un gol che risulterà decisivo, non essendocene stati altri, che regala al Parma i tre punti.
Cosa c'è di strano dopotutto? Si, è vero: il Parma è ultimo in classifica e la Juventus, come da tre anni a questa parte, sta ammazzando il campionato ed è prima con un margine enorme sulla concorrenza, ma non è mica la prima volta nel calcio che un testa-coda (così vengono chiamati in gergo le partite fra prima e ultima classificata) regala un risultato diverso da quello dei pronostici.
Ecco, se negli ultimi mesi foste stati sulla Luna, senza il minimo contatto col mondo (fino all'ultimo festival di Sanremo credevo fosse sottinteso, poi mi son ritrovato Samantha Cristoforetti intervistata in diretta da Carlo Conti e allora mi son dovuto ricredere...), questa sarebbe una risposta più che legittima.

Noi però, che purtroppo o per fortuna abbiamo i piedi ben saldi a terra, sappiamo fin troppo bene qual è a triste realtà dei fatti: il Parma, gloriosa squadra di calcio, che ha portato lustro al calcio italiano per anni, è fallita, e negli ultimi mesi li ha trascorsi più nei tribunali che nel centro sportivo di Collecchio, letteralmente saccheggiato dai creditori del Parma, cui la società emiliana deve l'astronomica somma di oltre 218 milioni di euro, secondo i dati della sentenza di fallimento emessa il 19 marzo scorso dal Tribunale di Parma.
Una fine ingloriosa per una squadra che invece, di gloria ne ha avuta tanta. Nel palmarès infatti leggiamo la bellezza di 3 Coppe Italia, 1 Supercoppa italiana, 1 Coppa delle Coppe, 2 Coppe UEFA e 1 Supercoppa europea. Tutte conquistate negli anni Novanta, quando la squadra prima di Nevio Scala, successore sulla panchina gialloblù del Mago di Fusignano Arrigo Sacchi, e di Carlo Ancelotti e Alberto Malesani poi, era una squadra fortissima, una delle migliori sia in Italia che in Europa, con un gruppo di giocatori fantastici come Asprilla, Zola, Crippa, Veron, BuffonCannavaro, ThuramCrespo e tantissimi altri che portarono questa giovanissima realtà del calcio italiano alle maggiori vette possibili: solo lo Scudetto sfuggì a questa squadra, dopo una lunghissima lotta durata tutto il torneo 1994-1995 contro la Juventus di Marcello Lippi.
Poi però, il primo scossone: nel 2004 c'è il crac Parmalat, il più grande scandalo di bancarotta fraudolenta e aggiotaggio perpetrato in Europa da una società privata, la Parmalat appunto.
Cosa c'entra questo col calcio? Tutto. Perché il patron della Parmalat,che viene arrestato per questa frode colossale, è Callisto Tanzi, che è anche proprietario del Parma.
Il fallimento sembra inevitabile, ma il pericolo viene scampato grazie al decreto salva-imprese, entrato in vigore nel 2003 proprio in seguito a un altro rumoroso fallimento, quello della Cirio di Cragnotti che controllava la Lazio, e la squadra viene affidata, nel gennaio 2005, all'imprenditore bresciano Tommaso Ghirardi.
La squadra, pian piano, rinasce: dopo una iniziale retrocessione in B, arriva la pronta risalita in A e una serie di stagioni in crescendo, fino al sesto posto della squadra, guidata dal tecnico Roberto Donadoni, dello scorso campionato, che vuol dire qualificazione all'Europa League. Che non arriverà mai però: la UEFA infatti non concede la necessaria licenza a causa di un ritardo nel pagamento dell'IRPEF da parte della società emiliana.
Sembra una cosa di poco conto, invece è l'inizio di tutto: senza i soldi che avrebbe garantito la partecipazione alla competizione europea, ci si accorge che c'è un buco enorme nel bilancio, e che i soldi per garantire un regolare svolgimento dell'attività sportiva non ci sono.
Comincia proprio nella calda estate del 2014 la lunga agonia del Parma: gli stipendi non vengono pagati, né ai calciatori né ai semplici dipendenti che hanno un salario decisamente più contenuto rispetto a quello degli atleti, il mercato non porta grosse cessioni salva-bilancio (della squadra classificatasi in Europa saluta solo Parolo per una cifra pari a 5,5 milioni), i risultati sportivi non arrivano, con la squadra che imbocca subito una lunga serie di sconfitte consecutive, con in mezzo anche autentiche disfatte come lo 0-5 casalingo contro il Milan e il 7-0 con cui si impone la Juventus all'andata, e anzi arrivano i primi punti di penalizzazione in classifica proprio a causa dei mancati pagamenti degli emolumenti ai dipendenti della società.
Il caos però scoppia a Dicembre, quando Ghirardi cede la società a una cordata russo-cipriota, guidata da Rezart Taçi, che diviene proprietario della squadra, mentre il ruolo di presidente passa repentinamente di mano: da Ghirardi a Doca a Giordano a Kodra. Intanto arrivano altri giocatori, ovvero i centrocampisti Lila, Rodriguez e Varela, ma rescinde per insolvenze l'uomo più talentuoso del Parma, Cassano. Cambiano presidenti, cambia ancora la proprietà, che passa a Manenti, ma una cosa non cambia: i soldi scarseggiano. La situazione si trascina fino a Febbraio, quando scadono i termini in cui la proprietà avrebbe dovuto pagare almeno una prima tranche di 15 milioni di stipendi arretrati.
Nonostante Manenti continui a mentire, sapendo di farlo, e a dichiarare ai quattro venti che i soldi ci sono, La realtà è ben diversa: il 22 Febbraio non viene disputata, allo stadio Tardini, la partita con l'Udinese perché nelle casse sono rimasti solo 40000 €, insufficienti persino per le spese di base come elettricità e gli steward, mentre a Collecchio, al centro sportivo, fa spesso visita la Guardia di Finanza ed Equitalia, col risultato di sequestrare quasi tutti i beni della società: auto, pullman societari, attrezzi, persino le panchine del campo di gioco. La situazione è disperata: non ci sono più i presupposti perché a Parma si continui a far calcio professionistico, manca tutto, persino le attrezzature sanitarie o i buoni pasto. Una vera e propria doccia fredda per i tifosi e per i calciatori, e non è solo una metafora: i giocatori della Primavera infatti, dopo una partita, sono costretti a fare la doccia con l'acqua fredda, perché mancano persino i soldi per pagare i riscaldamenti.
Nonostante tutto, e nonostante la società passi da Manenti, finito anch'egli in manette, a un curatore fallimentare, il Parma torna in campo. Certo, c'è stato l'intervento decisivo delle pay TV affinché le partite, i cui diritti erano stati acquistati, si svolgessero regolarmente, ma fatto sta che l'8 marzo la squadra affronta al Tardini l'Atalanta, tornando su quel campo di calcio sul quale non scendeva addirittura dal 15 febbraio, e dallo 0-0 dell'Olimpico contro la Roma.
Sì, ma come scenderà mai in campo il Parma? Il dubbio è più che legittimo: i calciatori non vengono pagati da tempo, sanno già di giocare per una squadra che l'anno prossimo non ci sarà più, lasciandoli senza squadra e, soprattutto, mandando in mezzo alla strada i tanti dipendenti che lavorano per il Parma FC.

Eppure sembra che non abbiamo nulla di che preoccuparci: Lucarelli, il capitano, e compagni mostrano un attaccamento alla maglia che sa di altri tempi, e lottano per essa e per i tifosi nonostante tutta quella situazione drammatica, che non farebbe pensare al calcio. Lucarelli, Donadoni e gli altri non abbandonano la barca quando sta per affondare, e anzi provano a tirar fuori l'acqua che li sommerge, nonostante tutto. Arrivano così delle partite onorate fino in fondo, scongiurando il timore di un campionato falsato, e dopo lo 0-0 all'Atalanta, arrivano l'1-1 strappato a San Siro, nel turno pasquale, e le vittorie, entrambe per 1-0, contro l'Udinese, nel primo dei due recuperi che attendono la squadra emiliano, e soprattutto contro la Juventus trita-sassi che è sulla via di cucirsi il quarto scudetto di fila. E non venitemi a dire che la Juve era ultra-rimaneggiata e aveva la testa già alla partita contro il Monaco in Champions League: sulla carta anche la Juve-B avrebbe dovuto avere vita facile contro questo Parma e i suoi calciatori. Probabilmente non solo sulla carta la Juve-B era superiore al Parma, ma anche sul campo. Ma in una cosa è certamente inferiore ai calciatori del Parma: nel senso del dovere. Quello per i quale val sempre la pena dare tutto quello che hai, anche se sembra inutile. Quello che ti spinge a lottare anche quando sai che la tua lotta sarà vana, perché sai che "tutto è perduto, fuorché l'onore".
E l'onore di certo non mancherà mai a Donadoni e i suoi uomini.


IMMAGINI:
http://www.stopandgoal.net/wp-content/uploads/2015/04/Il-gol-di-Jos%C3%A8-Mauri.jpg
http://www.ilcaffequotidiano.com/wp-content/uploads/2014/11/Ghirardi.jpg
http://www.blitzquotidiano.it/wp/wp/wp-content/uploads/2014/05/parma_senza_licenza_uefa-300x2251.jpg
http://www.si24.it/wp-content/uploads/2015/02/Manenti-.jpg
https://s1.yimg.com/bt/api/res/1.2/7nYejUXEp1QIxc4IeAfumw--/YXBwaWQ9eW5ld3M7Zmk9ZmlsbDtoPTM3NztpbD1wbGFuZTtweG9mZj01MDtweW9mZj0wO3E9NzU7dz02NzA-/http://media.zenfs.com/it_IT/Sports/Eurosport/1423661-30469995-2560-1440.jpg
http://www.ansa.it/webimages/img_640/2015/4/11/600e3bef7681e6818f7b5057aa655774.jpg

Commenti

Post più popolari